Cent’anni sono volati via. Stagioni miti e inverni tempestosi, messi generose e raccolti avari. Battistina Secci li ha vissuti tutti intensamente, come si conviene a una donna di straordinario temperamento.

Martedì, allo scoccare del secolo di vita, si è svegliata secondo le più sane abitudini. Colazione e lettura di due quotidiani. Uno, L’Unione Sarda, non è mai mancato in casa Secci. «Siamo cresciuti con L’Unione. Io andavo a comprare il giornale per mio nonno, Giuseppe “Leone” Secci», racconta Maura Carta, figlia di Battistina, magistrato della Corte dei Conti. Con lei hanno coltivato le abitudini le sorelle Maria Antonietta e Adelaide.

A fare visita alla centenaria, protagonista del documentario che il regista Pietro Mereu ha dedicato alle grandi querce, sono venuti in tanti, nella sua casa di Urzulei. Le hanno sorriso parenti, vicine di casa, conoscenti. «Che augurio mi faccio? Di vivere tanti anni ancora. E altrettanto auguro a tutti voi».

Il sindaco Ennio Arba non è mancato al taglio della torta. E lei, lucidissima, sorretta da una memoria di ferro, ha ricordato i momenti lieti e dolorosi che hanno scandito la sua esistenza. Una lunga e interminabile pagina di cronaca. I legami con le famiglie di Loceri ai tempi della guerra, il lutto per la scomparsa del marito Nicola, tredici anni fa, le lunghe chiacchierate al telefono con Maria, amica del cuore che non c’è più. Sabato, per Battistina, sarà festa di popolo. 

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