Addio a Ignazio, morto a 77 anni l’uomo che ha beffato la sindrome di Down
Si è arreso soltanto ieri a Lanusei, dopo aver superato tutte le aspettative di vita. Il genetista: «Un caso raro al mondo»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Amava i Beatles, Mina e Celentano. Ora balla tra le stelle del cielo, indossando le sue amatissime cuffie. In un battito di ciglia ha detto addio al mondo, ma senza fretta. Ignazio Curreli se n’è andato a 77 anni nonostante la scienza dica che i ragazzi come lui, affetti da trisomia 21 o se volete da sindrome di Down, siano collocati in congedo obbligatorio prima della sessantina. Al mondo non si ha notizia di un'altra persona che, sofferente dello stesso male, oggi viva quanto ha vissuto lui.
Miracoloso
Nato a Ilbono, secondo di sette figli in una famiglia che, origini di Gadoni, ha messo su casa da una vita a Lanusei, si è preso gioco della genetica, ha dribblato le sue trappole in cento passi di danza. Nessuno saprà mai se la passione per la musica che aveva nel sangue, condivisa con tre fratelli minori proprietari di una delle prime radio libere ogliastrine, è stata davvero una formidabile alleata. Di certo il longevo sui generis in una terra di longevi deve aver bevuto da qualche parte un elisir di lunga vita.
Bastava un respiro
Viveva con Roberto, suo fratello, e Sandra, una cognata, per lui più di una sorella, che lo hanno assistito fino a ieri all’alba, quando un refolo di vento lo ha portato via. «Mi bastava un suo respiro – dice lei – per capire di cosa avesse bisogno. Bastava un suo sguardo per comprendere che riconosceva ancora i suoi fratelli o le nipoti che venivano a trovarlo. E pregava con don Piergiorgio, il nostro parroco».
Combattente
Guai a chiamarlo ragazzo speciale. Nella fattispecie, più che la scienza dell’educazione, lo sconsiglia il buon senso. Gli si farebbe un torto. Ignazio Curreli ha vissuto una straordinaria normalità. Casalingo provetto, fedele scudiero di sua madre Maria in cucina, ottima forchetta. Un ictus cercò di mandarlo all’altro mondo una quindicina di anni fa. «Non so se Ignazio passerà la notte», si sbilanciò un medico rianimatore. Si sbagliava. Lui rispose che non era ancora giunto il tempo. Non solo passò la notte. L’indomani divorò un piatto di lasagne e poi scrisse una storia prodigiosa durata fino a ieri. «Potremmo definirlo combattente, senza esagerare», dice Paolo, uno dei fratelli. «Ignazio, amore», continua a chiamarlo Sandra mentre accarezza le sue guance rasate di fresco («la barba? Irrinunciabile») e, nella casa di Su Tauli, arrivano tanti amici per le condoglianze.
Inno al prodigio
Non c’è spazio per il lamento funebre. Il requiem è piuttosto un inno al prodigio. Condiviso da chi nel ramo della longevità è un luminare. «Il fatto che una persona affetta da trisomia 21 viva 77 anni – dice Gianni Pes, professore di genetica all’università di Sassari – è di per sé eccezionale. Forse in passato c’è stato un altro caso di questo genere al mondo. Ma non ne ricordo di più. Di solito la vita media di queste persone si attesta sui 56-57 anni. Dunque quest’uomo rappresenta la conferma che la longevità dell’Ogliastra e della Barbagia di Seulo si estende anche a persone con patologie che determinano un accorciamento della vita».
Tra le stelle
Chi accompagnerà Ignazio nell’ora dell’addio – i funerali verranno celebrati oggi alle 15, nel santuario dedicato alla Madonna d’Ogliastra – potrà definirsi ultimo testimone di un viaggio straordinario, condotto da un uomo che si è preso gioco del male e di un destino che la scienza non è riuscita a cucirgli addosso. Se n’è sbarazzato Ignazio. Fino a ieri. Ha detto addio in silenzio, puro e disposto a salire a le stelle, che ora gli sorrideranno eternamente.
Tonio Pillonca