Sostituire le pietre originali dei nuraghi più antichi con delle copie in plastica, per scongiurare il rischio di crolli improvvisi.

Fa già discutere la nuova direttiva imposta dall’Unione Europea, con l'intento di preservare l'antichissimo patrimonio storico-architettonico della Sardegna, testimone della civiltà che abitava l'Isola secoli e secoli fa.

Secondo le ultime stime realizzate dall'Ue, basate sull’analisi di un team di archeologici guidato dal professore Simon Blaguon dell'Università di Lione, la struttura di almeno il 60 per cento degli oltre 7.000 nuraghi sardi sarebbe quasi irrimediabilmente compromessa, a causa dell’elevato grado di consunzione dell’arenaria utilizzata per realizzare i "mattoni", risalente a migliaia di anni fa.

Per evitare che gli antichi edifici collassino, privando irrimediabilmente la Sardegna dei suoi gioielli, Bruxelles ha dunque predisposto l’extrema ratio: iniziare un delicato lavoro di sostituzione delle pietre millenarie con copie sintetiche, realizzate in materiali moderni e non deperibili.

Pietre finte, in buona sostanza, in tutto e per tutto simili alle pietre vere, ma a differenza di queste resistenti alle intemperie e allo scorrere del tempo.

Un caro prezzo da pagare, insomma, per non vedere sgretolarsi per sempre i simboli del passato sardo, dal 1997 patrimonio dell'Unesco.

La direttiva – che fissa al 2020 l'inizio dell'opera di sostituzione – non è passata ovviamente inosservata agli addetti ai lavori.

C'è chi ritiene che la "perdita dell’originalità" sia un sacrificio necessario per conservare un patrimonio di valore inestimabile. E c'è chi, invece, ritiene il progetto un'aberrazione, dicendosi pronto a dare battaglia contro una direttiva ritenuta "ingiusta", oltre che lesiva della genuinità dell'arte e della cultura isolana.

(Unioneonline/l.f.)
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