Depredata della pensione –  sua e del marito  – che aveva appena ritirato dall’ufficio postale, ringrazia ma rifiuta la donazione di un gruppo di cacciatori che volevano darle una mano: «Devolvete i soldi a chi ne ha più bisogno». 

È una storia che nasce da un crimine e culmina con un atto di grande dignità e solidarietà quella che arriva da Tiana, in provincia di Nuoro. Protagonista è una donna di 90 anni. Ieri mattina è andata alle Poste. Si è fatta consegnare i soldi della sua pensione e di quella del marito, più le tredicesime: circa tremila euro. Poi è tornata a casa. Poco dopo si è ricordata di dover fare una commissione ed è uscita di nuovo. Quando è rientrata ha trovato la brutta sorpresa: il denaro non c’era più. Un ladro, che forse l’aveva seguita, si è introdotto nell’abitazione dell’anziana coppia e si è impossessato di un bottino facile. 

La  notizia del furto ha fatto subito il giro del paese, che ancora deve elaborare il lutto della tragedia avvenuta all’inizio di novembre, quando nell’esplosione di una casa per una fuga di gas erano morti Marilena Ibba e il marito Guglielmo Zedda.  La condanna è stata unanime. Il tam tam sulla vicenda si è trasferito sulle chat di whatsapp. E di quanto accaduto a  Tiana è venuto a conoscenza anche Marco Efisio Pisanu, che presiede l’associazione Caccia, pesca e tradizioni Sardegna: con gli affiliati, attraverso la vendita di un calendario di foto di cacciatori, ogni anno organizza una raccolta fondi il cui ricavato viene devoluto per una buona causa. 

«Quest’anno abbiamo raccolto poco più di 1500 euro. Ho contattato la signora vittima del furto, per proporle di dare i soldi a lei e al marito», spiega Pisanu, «lei ha ringraziato più volte per quello che lei stessa ha definito un “nobile pensiero”, rifiutando però l’offerta e dicendo che sarebbero comunque riusciti a superare questo brutto momento». Ma non è finita: «Mi ha poi invitato a devolvere la somma ad altre cause, evidenziando che così anche loro avrebbero contribuito ad accontentare chi ne aveva più bisogno. Mi sono commosso», conclude il cacciatore. 

Enrico Fresu 

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