Orgosolo dice addio alla sua "grande quercia" tzia Michela Battasi
Morta all’età di 108 anni, lucida sino alla fine: «Era una donna unica, un tesoro per tutti» le parole del parroco Salvatore GoddiAveva sempre la battuta pronta, il sorriso stampato sul volto. Poi, una lucidità disarmante, nonostante i suoi 108 anni compiuti lo scorso 30 maggio. Addirittura, tre anni fa aveva sconfitto il Covid, quel virus che l’aveva indebolita ma non aveva intaccato la sua tempra. Nel pomeriggio di venerdì Orgosolo ha salutato per l’ultima volta tzia Michela Battasi, in una gremita chiesa di San Pietro. Se ne è andata così, quasi in sordina, tra l’amore dei suoi figli e l’affetto sconfinato del suo paese, sebbene nella sua esistenza i passaggi televisivi fossero di casa. «Era una donna unica, un tesoro per tutti», le parole del parroco Salvatore Goddi.
Saggezza
Tzia Michela Battasi era un simbolo del paese dei murales. Impossibile non restare incantati davanti ai racconti di quella donna dalla parlata spigliata. Le tv internazionali hanno spesso fatto viaggi appositi a Orgosolo per archiviare i suoi aneddoti, per custodire e veicolare i suoi segreti di longevità. «Aveva una lucidità incredibile, ricordava tutto», sottolinea don Goddi. «Riusciva a fare qualsiasi collegamento, ricostruiva le parentele. Colpiva soprattutto per la saggezza». Il sacerdote svela un particolare che cattura, si lega a quell’episodio che più di tutti ha scosso la comunità orgolese: il delitto di Antonia Mesina, il 17 maggio del 1935. «In quel periodo tzia Michela Battasi aveva 19 anni, tre in più della Beata. Quindi, ricordava benissimo quell’episodio, il dopo Antonia Mesina. Ovvero, quella paura che si era creata in paese dopo quel fattaccio, le difficoltà che poteva vivere la popolazione. Lei era vicina di casa di Antonia Mesina. Era un punto di riferimento importante anche per questo».
Tempra d’acciaio
Nata nel 1916, quattro figli, 14 nipoti, Michela Battasi ha avuto una vita intensa, non priva di sofferenze. Era rimasta vedova, infatti, negli anni Quaranta, quando i figli erano ancora piccoli. Poi, nell’aprile del 2021 ha dovuto fronteggiare pure il Covid. Sì, quel virus che l’ha fatta soffrire ma che è riuscita a sconfiggere nella sua casa, circondata dall’amore dei nipoti. «La mia vita è stata una pena - ripeteva in quei momenti - eppure ho affrontato tutto senza mai lasciarmi andare. Questa malattia mi ha spossato, avevo tosse, febbre e non respiravo bene, poi sono venuti i medici che mi hanno dato le cure e portato l'ossigeno. E mi hanno fatto guarire». Ironica e con una curiosità innata, alimentata dai quotidiani che leggeva di continuo. Un anno fa tzia Michela era stata premiata da Poste Italiane, con tanto di pergamena: «Le porgiamo i nostri omaggi e la ringraziamo per la stima e la fiducia dimostrate nei confronti dell’azienda nel corso degli anni». Intanto, a Orgosolo la commozione si fa largo. Sui social “rimbalza” l’intervista rilasciata nel 2023 alla trasmissione Rai “Il provinciale”: «Da piccola eravamo poveri - le sue parole in video - ma il necessario non è mai mancato. Camminavamo a passi corti e a testa alta».