«Nooo, vi prego, non fatemi passare per uno che odia la Barbagia e la Sardegna, dove peraltro ho trascorso le mie vacanze per vent’anni e ho tanti amici. Sono uno che ha semplicemente citato un territorio non densamente abitato...».

Dove, ha detto, «potrebbero essere ospitati» i clandestini in attesa di rimpatrio. C’è chi vi ha letto reminiscenze dei tempi in cui la Barbagia accoglieva chi ci veniva mandato per punizione.

«Ma no, ho citato la Barbagia perché ricordo viaggi ed escursioni verso il Gennargentu, e per chilometri e chilometri non incontravamo anima viva. È stato il primo esempio che mi è venuto in mente e sì, visto il pandemonio che ne è seguito, forse avrei dovuto citare un’area più vicina a me...».

Anche le valli lombarde, come quelle del Trentino e del Piemonte, hanno seri problemi di calo delle nascite e spopolamento.

«È verissimo. Ma non credo che se avessi citato la Val Camonica, gli abitanti si sarebbero offesi tanto».

All’indomani dell’esternazione sulla possibile soluzione al problema «di chi non ha i documenti in regola», Alessandro Rapinese, 46 anni, da giugno sindaco di Como eletto a capo di una lista civica, si ritrova «col cellulare in fiamme». Il suo commento alla notizia del senzatetto pachistano arrestato in città per stupro e il richiamo alla Barbagia per confinarvi chi (la sostanza era questa) mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini, ha dato fuoco all’ira dei colleghi amministratori in Sardegna e persino attizzato (non che ce ne fosse bisogno) la campagna elettorale delle politiche, in una generale indignazione bipartisan che frulla il tema dei migranti con quello dello spopolamento delle aree interne.

Sindaco, il deputato sardo di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda dice che, per scusarsi, lei deve affiggere in tutta Como manifesti pubblicitari della sagra Autunno in Barbagia.

«Mi dispiace se i barbaricini, i sardi, si sono offesi. Non era davvero nelle mie intenzioni...».

Sì, ma li affigge o no i manifesti che pretende Deidda?

«Senta, a Deidda voglio dire che mi piace tantissimo aver eliminato il suo partito dal governo della mia città, e gli dico pure che a Como Fratelli d’Italia non governerà più. Con la mia lista civica ho battuto la destra e anche la sinistra. Detto questo, Deidda mi mandi i manifesti: provvederò ad affiggerli a mie spese. Però...».

Però?

«Ci tengo a dire che il mio non è un atto di fratellanza verso Fratelli d’Italia. È un atto di fratellanza verso i sardi. Io amo la Sardegna».

Andiamo, adesso sembra uno di quei cantanti sul palco che deve ingraziarsi il pubblico…

«Non mi dica questo. Ho fatto le vacanze a Villasimius per vent’anni di fila, ho visitato le zone interne e il Gennargentu, il mio migliore amico e la migliore amica di mia moglie sono sardi, i miei vicini di casa hanno cognomi come Marceddu, Pistidda... Pure i miei due gatti arrivano dalla Sardegna».

Addirittura?

«Ci tengo a fare chiarezza. Come si può pensare che io nutra un pregiudizio nei confronti di una terra che sento un po’ mia? Ho citato la Barbagia perché, siccome ci sono stato e la conosco ben più di molte zone della mia Lombardia, è il primo esempio che mi è venuto in mente di un territorio con ampi spazi scarsamente abitati. E allora ho detto: mandiamo lì i clandestini in attesa di rimpatrio, in determinate aree dove non c’è nessuno e dove quindi non farebbero danni. Tutto qui, non c’è alcun pregiudizio dietro».

Ha tenuto a sottolineare la distanza con Fratelli d’Italia e il centrodestra, ma in tema di migranti lei sembra vicino alle loro posizioni. La mette sul piano della sicurezza, dell’allarme.

«Mi scusi, ma se io migro in Sardegna in vacanza per un mese, devo avere rispetto del luogo...».

Sindaco, se lei viene in vacanza in Sardegna non è un migrante: è un turista, magari pure benestante. Qui stiamo parlando dei poveri della terra.

«Voglio solo dire che il fatto di essere al di fuori di un percorso di integrazione è una precisa scelta, perché chiunque chieda ospitalità e aiuto al nostro Paese lo riceve».

Non è esattamente così…

«Ci sono immigrati che stanno seguendo un percorso di accoglienza e altri che pensano a tutt’altro che a integrarsi. L’errore è confondere un migrante con un clandestino».

Domenica il Cagliari gioca a Como. Missà che, per scusarsi, le tocca tifare per i rossoblu.

«No, non chiedetemi questo (ride). Però voglio dire che Cagliari è la mia città preferita, la più bella d’Italia».

Sindaco, non c’è bisogno.

«Conosco angoli e monumenti... Che pure i cagliaritani possano essere incazzati con me è una follia».

Piera Serusi

© Riproduzione riservata