Minacce sui muri di Orgosolo, il Comune: «Ora basta, il paese reagisca»
Questa volta il bersaglio è il comandante della Stazione dei carabinieri, Mattia ChessaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le ultime scritte minacciose sui muri della chiesa di San Marco non cadono nel silenzio. Stavolta il bersaglio è il comandante della Stazione dei carabinieri del paese, Mattia Chessa. È l’ennesimo atto intimidatorio che colpisce l’Arma e, più in generale, le istituzioni. Un gesto che riaccende le tensioni e che l’amministrazione comunale condanna.
«La comunità deve ribellarsi a queste intimidazioni – scrive in una nota il Comune – che servono solo a creare malumore e a destabilizzare l’equilibrio sociale».
L’attacco al comandante Chessa arriva dopo una lunga serie di episodi simili che, nel giro di pochi mesi, hanno alimentato il sospetto di un disegno più ampio. «Non vogliamo pensare a una regia occulta – prosegue il comunicato – ma la frequenza di questi atti deve farci riflettere».
Per l’amministrazione Orgosolo non può e non deve più essere additata come «il paese del malessere». Oggi, spiegano dal Comune, ci sono segnali concreti di cambiamento: progetti per i giovani, lavori in corso, prospettive di occupazione. «Grazie al turismo si aprono nuove strade – si legge ancora – e il progetto Borghi, finanziato con fondi Pnrr, ha già dato risposte a 22 giovani del paese con iniziative artigianali e turistiche».
A questo si aggiungono i cantieri attivi: la diga di Cumbidanovu, che già impiega numerosi lavoratori, raddoppierà presto la sua forza lavoro. Forestas poi assumerà 19 operai a tempo pieno e molte imprese locali sono coinvolte in opere pubbliche avviate di recente.
«Non siamo più negli anni bui dell’alta disoccupazione – sottolinea il Comune – e non ci sono motivazioni economiche così drammatiche da giustificare questi gesti». Anche nell’ultima assemblea pubblica, convocata per discutere delle precedenti minacce, nessuno è riuscito a offrire una spiegazione credibile.
Una cosa è certa: «Non è accettabile che eventuali rivendicazioni, per quanto legittime, si trasformino in minacce o ricatti. È un metodo da respingere senza se e senza ma. O il paese reagisce o sarà il caos».
(Unioneonline/Fr.Me.)