Tornerà a Lula Matteo Boe dopo aver scontato 25 anni di carcere, di cui molti in regime di 41 bis. Tornerà a casa da uomo libero (a partire dal 25 giugno) dopo che il giudice di sorveglianza di Milano, città nella quale ha passato alcuni anni all'interno del carcere di Opera, gli ha riconosciuto uno sconto di pena di 5 anni. In realtà non è stato concesso nulla, salvo quello che la legge penitenziaria prevede e cioè l'abbuono di 45 giorni ogni semestre di pena scontato, ottenuto sulla base degli anni effettivamente passati in carcere da Matteo Boe e calcolati con freddezza ragioneristica.

Nessun condono dunque, nemmeno quello richiesto nel 2009 al Tribunale di Tempio, e nessuna indulgenza quando nel 2003, una sera di novembre inghiottì la sua primogenita Luisa. Dolore che lo colse nella solitudine della sua cella.

IL PAESE - In tanti a Lula parlano del rientro a casa di Boe, alcuni lo fanno apertamente, altri mantenendo l'anonimato un po' per rispetto di chi torna un po' perché si vorrebbe stare lontani da certe dinamiche codificate nelle regole non scritte sancite dalla cultura del luogo. "È un amico fraterno che torna a casa, come da un lungo viaggio", dice Tetta Calzedda, amica d'infanzia e figlia de Zia Grassedda, 'mama de tita' (la tata) di Matteo Boe. "Per me è un fratello maggiore con il quale si litigava come accade in tutte le famiglie ma, quando c'era da essere presenti lui era lì".

IL RITRATTO - Traccia un'immagine familiare, distante anni luce da ciò a cui siamo abituati a leggere di Boe. Agnostico, legge Kafka e Dostoevskij, ama Nietzsche e non nasconde la rabbia che cova da sempre contro quelli che definisce "imperialisti e colonizzatori che grassano la sua terra". Balente con la sindrome da indipendentista cronico, traduce "Dio e lo Stato" dell'anarchico Bakunin. "I fatti determinano le idee", recita il titolo del I capitolo di quel libro, quali siano quelli che hanno determinato le idee di Boe non è dato saperlo, ciò che si conosce a Lula è certamente il fatto che negli ultimi anni abbia acquisito amore per l'arte, che ha avuto anche come esito l'opera che lo rappresenterà alla mostra dell'Arte filatelica a Milano.

OCCHI DI GHIACCIO - Bandito con il cuoio nel cuore e il ghiaccio negli occhi, così lo descrive chi non lo ama e chi non ha dimenticato i sequestri di persona che lo coinvolsero, ma per Tetta è il fratello di latte che porta un rosario da Padova a "sa mama 'e tita" che terrà sul letto di morte o il figlio premuroso che si china sulla fronte della madre malata, quando il codice penitenziario indulse, facendolo tornare a Lula nel 2004, al capezzale della madre naturale che se ne sarebbe andata di lì a poco consapevole del dolore che si lasciava alle spalle.

Qualcuno dice abbia pagato una pena eccezionale per il tipo di reati commessi, qualcuno, e non vuole si faccia il suo nome, dice che forse la sua pena doveva essere esemplare affinché scoraggiasse altri dall'intento. "Per me torna un fratello che ha pagato ben oltre i suoi errori e lo ha fatto con grande dignità", racconta Tetta e continua: "Torna con il suo carico di esperienze e di dolori e con i ricordi che si moltiplicheranno quando lo vedrò".

"Siamo partiti insieme da Lula, io perché sposata, lui per l'università a Bologna e da lì tutto è cambiato ma non i nostri sentimenti, quelli sono rimasti immutati così come questo vicinato che lo attende". Continua Tetta nel suo racconto: "Sono tornata prima io perché volevo riempire 'sa carrera' (il vicinato dove Matteo Boe ha vissuto con la famiglia) di fiori e di colori, perché vorrei che lo ritrovasse come un tempo e cercare di ripartire da dove eravamo rimasti, esattamente qualche anno fa".

Mariangela Dui

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