"Buon compleanno mamma. Un altro senza te. Un altro senza risposte. Un altro giorno che si chiude con le stesse domande: mamma dove sei? Cosa è successo in quella mattina dell'11 luglio 2013? Chi ha interrotto la tua camminata? La speranza è che il nostro amore, i nostri abbracci, ti giungano lì... dove sei rimasta intrappolata.... nella terra degli scomparsi". È questo il messaggio che Nicoletta Nanni, presidente onoraria dell’Associazione Penelope Sardegna Onlus, ha rivolto alla madre Irene Cristinzio, professoressa di 64 anni scomparsa misteriosamente la mattina dell’11 luglio del 2013 nella zona di Orosei.

Una scomparsa che ancora oggi pone l’attenzione sui mille interrogativi che si snodano nei meandri della mente degli investigatori e si concludono in quel breve tratto di strada in cui la donna stava facendo jogging.

Sono le 6.40, quando Irene Cristinzio si sveglia per prepararsi. Quella mattina esce di casa un po’ prima del solito perché deve svolgere alcune incombenze in vista del tanto atteso rientro della figlia e del nipotino a cui era legatissima. È molto contenta Irene, la sua famiglia sarà finalmente riunita, i suoi figli tornano dal Nord Italia per trascorrere le vacanze e si respira un clima armonioso.

Ogni mattina era solita fare jogging in una strada di campagna lunga sei chilometri che conosceva molto bene. "Ci vediamo alle 8.30", sono le parole che pronuncia prima di chiudere la porta di casa.

Irene scompare improvvisamente nel nulla, inghiottita in un silenzio privo di certezze ma pieno di dubbi e interrogativi. Numerosi i testimoni che hanno asserito di aver visto la professoressa lungo quel tratto di strada. Via Europa e Via Giovanni Porru è il punto esatto in cui si perdono con certezza le sue tracce. Poi cos’è successo? Irene è stata rapita? Da chi? Perché? Una delle ipotesi più accreditate è proprio lo scambio di persona.

Chi non la conosceva bene poteva confonderla con un’altra signora molto somigliante a lei che percorreva quello stesso tratto di strada e che, proprio come lei, svolgeva attività fisica. Le indagini si sono fermate e dalle risultanze è stato appurato che la morte di Irene Cristinzio sarebbe da ricondurre a una fine violenta perché entrambi i cellulari della donna risultavano già spenti pochi minuti prima delle nove.

È certamente un giallo che non può rimanere insoluto. "Lancio un appello a chi ha saputo qualcosa, a chi ha potuto vedere e capire. La scomparsa di Irene non può rimanere così, assolutamente, perché dobbiamo chiudere il cerchio e c’è sempre la speranza che qualcuno prima o poi possa dare un contributo importante a capire cosa è successo anche perché la professoressa era una donna trasparente, pulita, di una famiglia sana, lei era a pochi minuti da casa, l’hanno vista passare, stava rientrando. Veramente una scomparsa che grida verità. Se qualcuno ha visto, sentito qualcosa, che non abbia paura o timore a riferire a noi, alle autorità, all’Associazione Penelope. La speranza di poter sapere che fine ha fatto Irene è sempre aperta perché lo merita lei e lo meritano i suoi cari", ha detto Nicodemo Gentile, legale della famiglia e presidente di Penelope Italia.

Angelo Barraco
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