Diventa definitiva la condanna a 16 anni di reclusione per Pietro Basile, il ragazzo di Bitti che il giorno di Capodanno del 2014 ha ucciso il padre Franco alla conclusione di una violenta lite nella casa dei nonni.

La Prima Sezione della Cassazione ha rigettato il ricorso del difensore del giovane parricida definendolo inammissibile.

Basile era stato condannato a 16 anni in primo grado nel dicembre del 2014 davanti al gup di Nuoro e identica era stata la condanna in secondo grado.

Nessuna riduzione di pena, malgrado le ragioni sostenute con forza dal penalista sassarese negli ultimi due gradi di giudizio. "La sentenza arriva a dire che la vittima era disarmata. È falso perché il coltellaccio gli è stato trovato nella tasca destra che armeggiava mentre inseguiva il figlio. E proprio il gesto di toccare quella tasca aveva indotto questi a sparare due colpi in alto", commenta deluso e sdegnato l'avvocato Satta.

"La sentenza afferma che non vi è prova che il morto possedesse una pistola. È falso anche questo perché il maresciallo Stefanini ha deposto che la moglie aveva prodotto 'denunce a paccate' per le minacce con l'arma. Trovo inoltre assurdo che al mio assistito sia stata negata la attenuante della provocazione nonostante che il padre avesse minacciato ripetutamente di morte, in quel frangente, i propri anziani genitori, la sorella, lo stesso imputato e lo avesse inseguito al grido "ti occo" continuando nella corsa persino dopo essere stato colpito dal terzo sparo, essendo andati a vuoto i primi due. Avevo detto a caldo, e lo confermo, che la Corte d'assise d'appello aveva completato la distruzione della famiglia Basile".

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