Nuovi elementi sono stati diffusi dai carabinieri nel corso di una conferenza stampa sull'operazione condotta dai militari di Nuoro e Mamoiada - oltre 100 quelli in azione - grazie alla quale è stata sgominata un'associazione per delinquere specializzata nel furto di auto, nella loro ricettazione, nel riciclaggio di veicoli e frodi assicurative. La banda era composta da una famiglia di Mamoiada che gestisce un'officina nel paese barbaricino.

In carcere sono finiti i fratelli A.M. e L.M., ai domiciliari la sorella G.M. Sei le persone sottoposte all’obbligo di dimora nei rispettivi comuni di residenza. 45 le denunce.

L'indagine era partita nell'agosto di due anni fa dopo il furto di due auto dal porto di Olbia. Le macchine erano destinate al noleggio ed erano state ritrovate a Mamoiada, con le chiavi e senza segni di effrazione.

Ricostruito il loro percorso, dal molo Brin (dove dovevano essere consegnate ai clienti) erano arrivate in un cortile di Mamoiada. Gli approfondimenti investigativi si erano concentrati sui titolari di un'autocarrozzeria riconosciuti dagli inquirenti in alcune immagini tratte dai filmati di videosorveglianza.

È così emerso l'intenso traffico di mezzi rubati, molti quali provenienti dal porto di Olbia dove sostavano per lungo tempo sulle banchine, ma anche auto nuove che venivano riciclate, attraverso l'acquisto per pochi euro, di omologhi veicoli incidentati o da rottamare dei quali venivano utilizzati i documenti di circolazione, per essere poi rivenduti a prezzo di mercato a ignari acquirenti o a persone compiacenti.

Per questa attività di compravendita i fratelli arrestati si avvalevano della complicità di una nota concessionaria di auto nuorese a cui intestavano i veicoli oggetto di riciclaggio per evitare di essere collegati alle operazioni di transazione.

E sempre avvalendosi della loro attività di autoriparazione, si sono resi responsabili di innumerevoli truffe in danno delle assicurazioni anche con la compiacenza di alcuni periti assicurativi che ne traevano il loro profitto.

I militari hanno individuato 60 pratiche di sinistri stradali mai verificatisi e un compenso (in otto mesi) da parte delle assicurazioni di circa 130.000 euro verso l’autocarrozzeria (che è stata anche messa sotto sequestro).

(Unioneonline/s.s.)
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