In aula a Nuoro, questa mattina, è stata resa nota la svolta nell’ambito del processo che vede come imputato Marco Palumbo – padre di Paolo, il 24enne di Oristano malato di Sla – accusato di truffa continuata per aver avviato una raccolta fondi ritenuta “ingannevole” e aver racimolato su un conto intestato al figlio circa 150mila euro per delle cure sperimentali che non sarebbero mai state effettuate.

La famiglia, una volta emersi i primi dubbi sul reale utilizzo, aveva detto subito che avrebbe restituito i fondi.

Marco Palumbo ha provveduto alla riparazione del danno nei confronti delle tre persone che lo hanno querelato, e una di queste ha ritirato la querela.

I difensori dell'imputato, Gianfranco Siuni e Mario Gusi, confidano ora che la condotta riparativa adottata dal loro assistito convinca la giudice Luisa Rosetti a decidere per il non luogo a procedere.

Si torna in aula il 31 marzo prossimo.

Tutto era cominciato dalla denuncia del neurologo Vincenzo Mascia che seguiva il malato. Al professionista il padre di Paolo avrebbe fatto credere che il medico israeliano Dimitrios Karoussis avrebbe inserito il figlio in un trattamento sperimentale. Terapia genetica molto costosa che, secondo Marco Palumbo, si aggirava intorno a un milione di euro, per questo il genitore aveva aperto la sottoscrizione inducendo diverse persone a fare cospicue donazioni.

Tra il 2019 e il 2020, la storia umana di Paolo aveva fatto il giro del mondo, sia per la sua presenza a Sanremo che per l'incontro col Papa e il presidente Sergio Mattarella, e per le tante iniziative che aveva messo in piedi, tra cui il faccia a faccia all'Expo con Barack Obama.

(Unioneonline/s.s.)

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