«Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere», dice Bertolt Brecht. Il partigiano cagliaritano Nino Garau, nome di battaglia “Geppe”, non è rimasto insensibile a quel dovere. Nel modenese, con la brigata “Aldo Casalgrandi”, ha offerto il suo contributo alla lotta contro il nazifascismo. In occasione del centenario della sua nascita (12 dicembre 1923), l’Istituto sardo per la storia dell’antifascismo (Issasco), con Anpi, Anppia, Istituto storico di Modena e Il Crogiuolo, gli dedica, a Cagliari, venerdì 15 dicembre, una giornata di studi nella Biblioteca “Emilio Lussu” (Parco di Monte Claro) con inizio alle 17.30. Per ricordare Garau intervengono Claudio Silingardi, dell’Istituto storico di Modena, il figlio Dino, Francesca Nurra, Marco Sini e Alberto Bocchetta.  Sul palco gli attori Rita Atzeri e Mario Faticoni per leggere alcuni passi tratti dalla memoria edita dell’antifascista cagliaritano.

Garau partigiano (foto Rais)
Garau partigiano (foto Rais)

La biografia

La vita di Nino Garau cambia radicalmente dopo l'8 settembre del 1943, data di svolta della storia d'Italia. È allievo ufficiale all'Accademia aeronautica di Caserta (dove è entrato all’età di 17 anni) ma l'ora è grave e impone di adempiere al dovere richiamato da Brecht. Garau, dopo la fuga degli ufficiali, lascia la scuola militare e indossa un’altra divisa. Risale l’Italia, raggiunge il Modenese, che diventa il luogo della sua Resistenza. Viene catturato dai tedeschi, subisce violenze e torture. Riesce a fuggire dal carcere di Verona. Si ricongiunge con la sua Brigata per partecipare alla liberazione di Spilamberto e di altri centri dell’Emilia. Sino alla morte, nel 2020, è stato testimone degli ideali della Resistenza. Nel libro “La Resistenza di Geppe, diario di un giovane sardo che scelse di combattere per la libertà e la democrazia”, a cura di Walter Falgio, ricercatore e presidente di Issasco -  ci sono la sua vita e i valori che ha difeso.  

Garau (foto Rais)
Garau (foto Rais)

Garau (foto Rais)

«Nino – scrive Falgio – desiderava che i suoi scritti potessero essere letti in primis dai giovani e dalle giovani e, possibilmente, diffusi attraverso le scuole».

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