Niente personale per il salvamento a mare sulle spiagge libere della Sardegna: a lanciare l'allarme, per la stagione che sta per iniziare, è Claudio Rosu, presidente del coordinamento della Associazioni della protezione civile, che rappresenta circa un migliaio di volontari.

Il servizio, che solo l'anno scorso ha effettuato 170 interventi, quest'estate non verrà effettuato.

Qual era la situazione precedente a quella attuale?

"Fino al 2015 il salvataggio nelle spiagge libere veniva effettuato per il 99 per cento dei casi dai volontari, che ricevevano un rimborso per le spese vive, per esempio per il ripristino della cassetta dei farmaci, più il pasto, circa 15 euro, e il rimborso per la benzina".

Per quante ore al giorno?

"Dieci-dodici ore per 64 giorni".

Da chi venivano pagati i costi?

"Dagli stanziamenti arrivati dalla Regione, dalle province, dai Comuni e dallo Stato, un piano di circa 800mila euro annui".

Come funzionava?

"Le province stipulavano gli accordi con le associazioni di volontariato, e l'attività di salvamento era garantita".

Dall'anno scorso invece cos'è cambiato?

"La Protezione civile ha cancellato il sistema di rendicontazione secondo la legge sul volontariato, la N. 266, riportandolo al sistema delle emergenze di Protezione civile, ossia il Dpr 194, azzerando quindi tutte le possibilità di conferire rimborsi alle associazioni".

Ora quindi chi dovrebbe pagare?

"I Comuni".

Cosa chiedete?

"Alla Regione, al presidente Pigliaru, alla direzione della Protezione civile abbiamo chiesto di consentire la stipula delle convenzioni secondo la legge 266, quindi di ripristinare il sistema del 2015. Altrimenti non possiamo operare, non possiamo essere presenti per il salvamento a mare sulle spiagge libere".

Risposte?

"Finora nessuna, abbiamo ovviamente consultato il dipartimento nazionale della Protezione civile per avere dei chiarimenti su come comportarci e su come risolvere la situazione, ma anche loro hanno chiesto delucidazioni alla Regione. E quindi di nuovo silenzio".
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