«È come se il mare non ci fosse. Con tutto questo litorale, qui si sarebbe potuto vivere di rendita. E invece...».

Invece nella Costa Verde il turismo langue, i posti letto nemmeno mille, e i servizi un miracolo che pesa sulle spalle delle strutture alberghiere.

Sotto Torre dei Corsari, per dire, scendendo lungo i 47 chilometri del litorale di Arbus fino a Capo Pecora, non c’è acqua dalle condotte, sicché ci si arrangia coi pozzi, le autobotti e i potabilizzatori. «Qui anche le strade sono rimaste come decenni fa, non è cambiato niente», dice Claudio Melis, 75 anni, residente nel villaggio di Ingurtosu, minatore in gioventù, nei Sessanta titolare dell’impresa di movimento terra che costruì e rattoppò le strade della Costa Verde.

«Oggi l’economia è basata sull’agricoltura e la pastorizia. Quanto al turismo - allarga le braccia il sindaco di Arbus Antonello Ecca -, finora è stato un’opportunità non sfruttata.

Certo, ci sono strutture e attività, ma non sono proporzionate alle potenzialità del territorio».

Oggi su L’Unione Sarda il servizio completo con le interviste
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