La rete di filiera del frumento coltivato e lavorato nell’Isola - la prima catena di imprese cerealicole certificate, fondata dalla coop di Villamar e dal Consorzio Sinis Agricola dell’Oristanese - ha istituito la Borsa etica del grano sardo, piattaforma online che favorisce l’incontro tra domanda e offerta, raccoglie i conferimenti dei soci, garantisce un prezzo anticipato alla semina per i coltivatori e fornisce materia prima certificata a chi lavora la semola.

Un traguardo non da poco in una regione che importa dall’estero quasi tutto il frumento lavorato nei panifici e nei pastifici: dei 2 milioni di quintali di grano duro macinato in Sardegna, infatti, soltanto un quarto - tra i 500 e i 600 mila quintali - viene qui coltivato.

Il resto arriva dal Canada e dai Paesi dell’Est, merce a prezzi stracciati caricata sulle navi che viaggiano da un porto all’altro facendo la tentata vendita.

Nei silos della filiera ci sono 35 mila quintali di grano, il raccolto dell’ultima stagione. "Il nostro obiettivo - spiega Efisio Rosso, 48 anni, direttore della cooperativa Madonna d’Itria di Villamar, un centinaio di soci tra Marmilla, Trexenta e Campidano – è quello di aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli e far sì che portino a tavola pane, pasta e dolci prodotti con frumento coltivato in Sardegna".
© Riproduzione riservata