Corsa contro il tempo, con la partita energetica che si gioca tutta sui tavoli internazionali. Il rilancio-sfida del Galsi, il gasdotto tra l’Algeria, la Sardegna e l’Europa, annunciato ufficialmente dal Governo di Algeri nei giorni scorsi ha avuto l’effetto di rompere gli indugi sul più ambizioso degli obiettivi: coniugare l’emergenza con la transizione ecologica futura. Non è passata nemmeno una settimana, da quando il ministro algerino dell’Energia, Mohamed Abkar, ha messo nero su bianco il progetto del “New Galsi”, che gli antagonisti sullo scacchiere energetico hanno dispiegato le prime contromosse.

Il blitz Euromed

In un summit strategico energetico riservato solo a Francia, Spagna e Portogallo, i tre primi ministri hanno lanciato il progetto H2Med, un piano di interconnessione tra sponde mediterranee per realizzare una condotta sottomarina per l’idrogeno verde. Un investimento di 2,5 miliardi per collegare la Penisola Iberica al resto del Continente europeo. Un progetto strategico che ha già avuto un primo avallo dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che non si è fatta sfuggire l’occasione per rilanciare il mantra di Bruxelles: «Vogliamo fare dell’idrogeno un elemento centrale del nostro sistema energetico nella transizione verso l’obiettivo delle zero emissioni». Quella che si è consumata ad Alicante, prima di allargare il vertice agli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Italia compresa, è stata la classica fuga in avanti francese che sulla partita energetica gioca a svolgere un ruolo di attore protagonista. Manuel Macron del resto non fa mistero di voler guidare il nuovo corso della transizione mettendo all’angolo proprio l’Italia, non foss’altro per l’eterna competizione nel teatro del Maghreb, da sempre conteso nei rapporti di gas e petrolio. Il progetto franco-spagnolo-portoghese è un punto di partenza. La connessione del gasdotto a mare per trasportare nelle sponde dei tre Stati rivieraschi l’idrogeno verde è solo il primo tassello per poi puntare all’aggancio con il nord Africa. L’Italia, da questo punto di vista, ha un vantaggio di non poco conto, la disponibilità dichiarata “apertis verbis” da parte del Governo algerino di realizzare proprio quella connessione Hydrogen ready, già pronta per il trasporto dell’idrogeno, che costituirebbe il vero corridoio per la transizione ecologica nel Mediterraneo, con la Sardegna protagonista e centrale. Il Galsi, secondo i piani di Algeri, non dovrebbe modificare i tracciati proprio per usufruire di tutte le autorizzazioni già acquisite negli anni, modificando solo la tecnologia delle condotte e delle valvole, in funzione del nuovo “combustibile” ad emissioni zero. La grande corsa verso il futuro è, dunque, partita. La Sardegna a dire il vero, proprio con il Galsi e il progetto dell’Isola dell’Idrogeno, era in vantaggio di 20 anni rispetto a tutti, ma ora si trova nella condizione di poter utilizzare proprio quei progetti e quella strategia di connessione tra il nord Africa e la prima vera Isola del Mediterraneo, per vincere la sfida del corridoio dell’Idrogeno.

Sardegna decisiva

La Regione Sarda in questa partita può e deve giocare un ruolo decisivo, mettendo con fermezza, senza tentennamenti, sul tavolo del Governo di Giorgia Meloni la propria posizione sul progetto di rilancio del Galsi avanzato dal governo algerino. Si tratta di una partita che potrebbe portare a casa un risultato sino a poco tempo fa insperato e ormai dismesso, ma che ora diventa strategico e fondamentale. L’Italia dovrà avere la capacità e l’intelligenza geopolitica di precedere qualsiasi altro progetto in tal senso, non consentendo a Macron & company di continuare a dettare legge in tema di energia. Un nuovo accordo tra il Governo e la Regione Sarda è indispensabile per revocare quel decreto nefasto approvato dal governo Draghi. Un’intesa non al ribasso, ma che sappia assegnare alla Sardegna un ruolo da protagonista nello scenario energetico del Mediterraneo.

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