Aerei e aeroporti, la doppia croce di un’Isola chiamata Sardegna. Un lembo di terra dimenticato in mezzo al mare, come nessun’altra Regione d’Europa. Tecnicamente un’Isola, raggiungibile via nave, servono anche diciotto ore di mare aperto, oppure via aria, con almeno un’ora di volo. A Roma se ne accorgono solo d’estate, quando i vacanzieri della politica devono sbarcare nelle coste dorate del paradiso isolato. Per il resto, tra “basisti” delle compagnie di Stato infiltrati nei gangli del potere e inquilini menefreghisti nei Palazzi che contano, la Sardegna resta bistrattata e discriminata, sedotta e abbandonata. Il caso delle tariffe stellari riservate dalle compagnie aeree ai turisti destinati all’Isola ha conquistato pagine intere dei media nazionali e stranieri. Un “investimento” pubblicitario devastante, decisivo per delocalizzare turisti su mete alternative e vacanze con trasporto low cost, dall’Albania alla Croazia. In molti hanno gridato allo scippo, allo sciacallaggio, alla speculazione. In realtà, però, dietro questo disastro “aereo” annunciato, c’è molto di più e molto di peggio.

Lanciare le responsabilità

Quello che emerge è un disegno precostituito, con atti e provvedimenti che hanno avuto l’effetto scontato di una reazione a catena, governata da una regia di poteri forti e compromissioni politiche d’alto bordo. Da tempo, nella politica italiana e sarda, la regola è lanciare lontano le responsabilità, allontanare l’idea che la causa di una terra isolata sia da ricercarsi in scelte e decisioni maturate, invece, sotto casa. La prima questione, alla base del disastro, è la gestione della continuità territoriale aerea da e per la Sardegna. Per quasi dieci anni, dal 2012 al 2021, nelle tratte di collegamento degli aeroporti sardi con Roma e Milano è rimasta in vigore la cosiddetta tariffa unica per “residenti” e “non residenti”, un biglietto con prezzo calmierato uguale per cittadini sardi, turisti, emigrati, lavoratori.

Tariffa unica & suicidio

Nel 2021, con una scelta scellerata, la Regione Sarda ha deciso, anziché estenderla a 12 mesi, di cancellare la tariffa unica per lasciare il libero arbitrio delle compagnie sulle tariffe destinate a coloro che vengono “codificati” come “non residenti”. Un suicidio, sotto ogni punto di vista. Una decisione “folle” sia sul piano turistico, rendendo la Sardegna poco appetibile anche nelle stagioni di spalla, che sul piano sociale ed economico. A quella scelta, già di per sé devastante, è stata affiancata la decisione di ridurre drasticamente il numero di voli, le frequenze, anche otto ore di isolamento totale della Sardegna, oltre che una gravissima riduzione dei posti aereo. In molti hanno tentato di scaraventare la responsabilità sull’Europa, comodamente accusata di aver condizionato le scelte della Regione. Falso, tristemente non vero.

Fatti e documenti

Per due ordini di documentati motivi. Il primo: la Regione sarda non ha mai “ufficialmente” avanzato una proposta di decreto con la conferma della tariffa unica e con il numero di voli e posti aereo capaci di soddisfare le sacrosante esigenze strutturali della Sardegna di “connettersi” con il resto del Continente. Il secondo: la Commissione europea non ha mai contestato o messo sotto procedura d’infrazione la continuità territoriale con la tariffa unica e non ha mai “bocciato” ciò che non gli è stato mai formalmente presentato. Dunque, bisogna assumersi le responsabilità, traendo, eventualmente, insegnamento dagli errori commessi.

Il misfatto

In realtà, va detto, per evitare omissioni e non sfuggire alla verità dei fatti, che la Regione Sarda nel 2020 ha dato incarico ad un arcinoto studio legale di Roma di scrivere la “nuova” continuità territoriale, affiancandogli, sempre a spese della Regione, una società dal profilo economico-finanziario in grado di calcolare le esigenze dell’Isola, sia in termini di servizio che di costi. Il risultato è stato nefasto. Il disastro si è consumato sin dal primo appalto per quella “nuova” continuità aerea. Il processo al Tar Sardegna per quella gara ha scoperchiato il misfatto.

Volpe & pollaio

È in quell’occasione che si è scoperto che i legali che difendevano la compagnia Ita, l’Araba fenice dell’Alitalia, e di fatto contestavano l’appalto regionale, erano gli stessi che avevano scritto in nome e per conto dell’Assessorato dei Trasporti quella disastrosa continuità territoriale. In pratica i legali di Ita erano gli stessi della Regione. Come affidare alla volpe la progettazione della recinzione del pollaio. L’Unione Europea in questa vicenda ha semplicemente ratificato il decreto del Ministro che, su proposta della Regione, aveva indicato il “nuovo” fallimentare modello di continuità territoriale.

Mancato decreto

È fin troppo evidente che se la Regione avesse presentato un decreto per la continuità aerea migliorativo rispetto alla stessa “tariffa unica”, sia il Governo che l’Europa, si sarebbero dovuti assumere l’onere di bocciarlo o approvarlo. Non lo hanno fatto perché la Regione sarda, purtroppo, non l’ha mai proposto. Ed è anche ovvio che se la Commissione Europea si fosse resa responsabile di una “bocciatura” o dell’apertura di una procedura d’infrazione la Regione sarda avrebbe avuto tutte le carte in regola, compresi i precedenti dieci anni, per opporsi anche sul piano giudiziario ad una decisione contraria. La Regione, ripercorrendo l’errore, invece, nei giorni scorsi si è presentata a Bruxelles senza una proposta deliberativa ufficiale.

Di tutto e di più

Anzi, stando ai resoconti e alle dichiarazioni, emerge una posizione indefinita e ondivaga, dal ripristino della tariffa unica a quella opposta della tariffa differenziata. Insomma, di tutto e di più. Un vulnus pesante, dunque, che fa emergere il pericolo di una Sardegna sempre più in balia dei poteri forti che governano da Roma il sistema dei trasporti. In questa vicenda, anche alla luce dei prezzi spropositati di questa ultima stagione, si evince un dato eloquente: aver cancellato la tariffa unica, e aver limitato notevolmente i voli, ha generato un effetto a catena sull’intero sistema. Tariffa unica per nove mesi all’anno e prezzi controllati per i tre mesi estivi avevano avuto l’effetto di calmierare il mercato, compreso quello delle low cost. Cancellata la “tariffa unica” e ridotti i posti aerei si è scatenato il finimondo con tariffe per le rotte sarde notevolmente superiori a quelle per volare a New York.

Danno & beffa

Al danno, ora, segue la beffa. Il decreto del Governo Meloni, varato poco prima di Ferragosto, spacciato come provvedimento per limitare i biglietti esorbitanti per raggiungere la Sardegna, non solo non ha risolto il problema, ma lo ha di fatto aggravato. L’articolo uno del decreto “Tariffe Aeree”, quello che avrebbe dovuto limitare le compagnie aeree nell’utilizzo degli algoritmi per definire, sempre al rialzo, i prezzi dei biglietti, finisce, guarda caso, per salvare proprio la compagnia di Stato, Ita, e colpire solo le compagnie low cost.

Obblighi e libero mercato

La differenza del contesto è sostanziale. Ita e Aeroitalia, in base agli appalti della Regione, hanno l’obbligo di servire la Sardegna per la continuità territoriale, ricevendo per questo lauti compensi, il più delle volte ingiustificati, le low cost, invece, non hanno quest’obbligo perché operano nel libero mercato e non sono contrattualizzate dallo Stato. In base al decreto del 10 agosto il Governo ha imposto un limite sulle tariffe solo a coloro che operano nel libero mercato, consentendo, invece, ad Ita soprattutto, di continuare a fare quello che voleva sul servizio pubblico. Una contraddizione senza precedenti.

Norma pro- Ita

L’articolo due del decreto, furbescamente, infatti, impone un tetto per gli oneri di servizio pubblico solo per le future gare d’appalto e non per quelle già in vigore. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Le compagnie low cost, che non hanno nessun obbligo contrattuale rispetto allo Stato, minacciano di andarsene soprattutto dalla Sardegna, proprio perché operano in un regime di libero mercato, mentre Ita gode della libertà di prezzi fuori controllo. La Sardegna, dunque, con il decreto del Governo paga due volte gli effetti devastanti: il primo perché le compagnie che svolgono la continuità territoriale potranno continuare a imporre prezzi esorbitanti per i non residenti, mentre le low cost, di tutta risposta, se ne potrebbero andare, facendo l’ennesimo regalo proprio ad Ita & soci. La sola ipotesi di fuga delle low cost dalla Sardegna, Ryanair per prima, è semplicemente un’ipotesi devastante.

Rischio grosso

A rischiare sono prima di tutto i principali poli turistici dell’Isola, soprattutto quelli operativi anche fuori stagione, come Alghero e Cagliari. Città e territori che, negli ultimi vent’anni, hanno radicalmente cambiato anche la fisionomia economica per accogliere milioni di turisti gestiti dalle compagnie low cost. Un effetto a catena che si collega direttamente con i nefasti piani di privatizzazione degli aeroporti dell’Isola. Il caso Alghero è emblematico: la gestione “privatissima” di quell’aeroporto ha comunicato di non aver nessuna intenzione di finanziare lo sviluppo del traffico low cost che tanto sviluppo negli anni ha generato. Anzi, sono stati anche più espliciti: se gli albergatori, ristoratori, commercianti vogliono le low cost se le paghino.

Aeroporti privati

Un approccio devastante che lascia comprendere come la gestione privata degli aeroporti pensi solo a guadagnare e non certo allo sviluppo del territorio circostante. Aeroporti considerati alla stregua di bancomat, piuttosto che attrattori di sviluppo e occupazione. La “decisione” di venerdì della Camera di Commercio, con tante sub-condizioni, di fondere con Olbia e Alghero, e di fatto “regalare” ai privati di F2i e ai fondi privati americani, anche l’aeroporto di Cagliari rischia di avere conseguenze nefaste proprio sullo sviluppo economico dell’intero sud Sardegna. Una “decisione”, quella della Camera di Commercio, che ha avuto l’effetto di un messaggio esplicito: ce ne freghiamo delle istituzioni regionali e della stessa magistratura.

Sfida ai Giudici

Non si spiega diversamente il motivo per il quale la delibera di “privatizzazione” votata dalla Camera di Commercio sia stata adottata un’ora prima dell’udienza del Tribunale di Cagliari chiamato a decidere sullo “scippo” azionario ai danni della Regione consumato nella fusione degli aeroporti di Alghero e Olbia. Di certo la longa manus degli affari privati, ora più che mai, incombe sui cieli e sugli aeroporti della Sardegna, sempre più Isola isolata.

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