La Sardegna è un'isola di suicidi: il litio per fermare il dramma
Medio Campidano, Carbonia-Iglesias e Cagliari sono le tre province italiane con il più alto tasso di suicidi. Gli scienziati sostengono che il litio può bloccare le tendenze autolesionistiche dei pazienti.Nel Medio Campidano 13,5 casi per 100 mila abitanti, in provincia di Carbonia e Iglesias 11,4, in quella di Cagliari 11,3. È un podio di cui non andare orgogliosi: il primato dei suicidi appartiene a tre province sarde; numeri che preoccupano se confrontati sulla media nazionale (9,3 ogni centomila abitanti). Eppure proprio nell'Isola si lavora su un farmaco che limita questo dramma, il litio. Ieri la sala congressi della Banca di credito sardo ha ospitato la tavola rotonda “Terapia con i sali di litio: luci e ombra” alla quale hanno partecipato Bruno Mueller-Oerlighausen (della Libera università di Berlino), Martin Alda (Dalhousie University di Hallifax, Canada), oltre ai “padroni di casa” Maria Del Zompo e il preside della facoltà di Medicina Mario Piga.
L'INCONTRO Una tavola rotonda divulgativa, organizzata dall'Igsli (l'istituto internazionale che si occupa della terapia con il litio), che ha consentito anche ai non esperti di fare chiarezza sulla materia. E soprattutto di conoscere un farmaco noto anche se un po' reietto. “In primo luogo”, spiega Maria Del Zompo, “perché ha una finestra terapeutica stretta, cioè la dose terapeutica è molto vicina a quella che può determinare effetti collaterali”. Ma, forse, il problema più grosso è legato al “Dio denaro”. “Non gode del sostegno delle ditte farmaceutiche”. Che non hanno interesse a spingerlo visto che produce un reddito inferiore rispetto ai farmaci registrati.
GLI EFFETTI Eppure i dati sembrano dire che il litio può limitare il rischio di suicidi. I primi a studiare questo effetto sono stati gli scienziati della Libera università di Berlino. “Negli anni '90”, racconta Mueller-Oerlighausen, “abbiamo iniziato queste osservazioni. E abbiamo scoperto che il litio abbassa il tasso di mortalità di due, tre volte per i pazienti trattati”. Gli studi si sono allargati. E, attraverso l'Igsli, sono arrivati anche in Sardegna. «Dove», interviene Maria Del Zompo, “già nel 1976, avevamo creato, al San Giovanni di Dio, la prima litium clinic italiana”.
IL FARMACO Alla base della terapia per evitare il rischio di suicidi, appunto, il litio. «Anche se in pochi casi», puntualizza Mueller-Oerlighausen, «abbiamo rilevato che gli anti depressivi possono addirittura aumentare il rischio di suicidi». Cosa che non accade con il litio, farmaco utilizzato come prima scelta nel disturbo bipolare. Resta il problema di come convincere il potenziale suicida a sottoporsi a questa terapia. «Spesso la persona ha consapevolezza dei problemi ma non si cura per paura di essere considerato diverso». Serve un percorso psicologico. «Lavoriamo anche su questo: convinciamo il paziente che il problema non è una sua colpa. Se la parte biologica non funziona, non ci possono essere responsabilità». E sulle carenze biologiche, il litio può ottenere ottimi risultati. (mar.co. )