«Siamo esasperati e pronti allo sciopero». Nel sistema sanitario malato della Sardegna, oltre ai medici di base che non si trovano, mancano anche gli infermieri (più di 4mila). E i pochi che resistono sono infuriati.

E i pochi che resistono sono infuriati. Dopo essere scesi in piazza per ottenere il nuovo contratto, ora sono pronti ad attivare le procedure per lo stato di agitazione per ottenerne l’applicazione. «Stanno violando il contratto in maniera massiva, la misura è colma», avvisa Diego Murracino, responsabile regionale del Nursing Up, il sindacato delle professioni sanitarie.

A incendiare gli animi è l’articolo 44 che fissa in un massimo di sette turni mensili il servizio di pronta reperibilità, che «continua a essere usato in modo improprio», dice il sindacalista che parla anche di «umilianti demansionamenti e violazioni delle normative che calpestano la dignità degli infermieri».

Chiede un confronto immediato e si dice intenzionato a portare al tavolo prefettizio i numeri uno di Asl, Aziende ospedaliero-universitarie, Areus e Arnas Brotzu. Tra i temi caldi anche lo straordinario («C’è chi supera le mille ore di straordinario non retribuito»), e il rapporto di un infermiere ogni sei pazienti palesemente saltato: «Mentre i politici sono impegnati con inaugurazioni e annunci dimenticano che in Sardegna abbiamo realtà dove si va avanti con uno ogni dodici», racconta prima dell’appello. «Chiediamo il rispetto della nostra dignità, che vengano finalmente riconosciuti i nostri diritti e si metta mano alla sanità in modo serio, partendo dalla gestione dei posti letto e dall’adeguamento degli organici, inserendo gli operatori socio sanitari nei turni notturni».

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