Diciamo subito grazie alle decine di sardi che hanno deciso di mettersi in gioco per fare il sindaco. Una contesa che ha il sapore, sano, della democrazia. Non dappertutto, purtroppo: in cinque paesi non ci saranno amministratori eletti, ma un commissario scelto a Cagliari. Peccato. Ci piace pensare che tutti o quasi aspirino alla fascia tricolore per senso di appartenza, per spirito di servizio.

Certamente i nostri candidati non lo fanno per denaro, viste le paghette che circolano nella maggior parte dei Municipi avviati al rinnovo. Una missione, per troppi versi, da supereroi. Senza, tuttavia, una corazza d'ordinanza per reggere all'urto dei concittadini o una stella e una pistola da sceriffo per difendersi dai bastardi che sparano all'ombra del muretto a secco.

Centoquarantamila sardi e qualche milione di italiani, tra un mese, potranno tornare alle urne dopo le Politiche. Un voto, quello del 4 marzo che, domani, a 71 giorni da quella domenica di fine inverno, potrebbe dare al Paese un Governo che nessuno poteva preconizzare.

Di Maio e Salvini cercano un modulo che farebbe venire i brividi anche a Zeman. E in attesa di conoscere i titolari della nazionale gialloverde, ci piace ricordare come il sonno della politica, nel recente passato, abbia generato mostri. Sì, li chiamavano tecnici, ma basta evocare qualche ministro/a per farci rivivere l'incubo. Governi chi ha vinto. Almeno potremo giudicare.
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