Quando si dice esser di parola. L'avevano annunciato nei giorni scorsi e ieri hanno mantenuto la promessa. A loro modo. Gli studenti mobilitati contro la riforma Gelmini dell'Università, hanno espresso la loro solidarietà ai lavoratori della Geas, che protestano sul tetto della stazione di piazza Matteotti, bloccando la partenza dei treni per oltre due ore. Ma non è bastato. L'azione è proseguita con un volantinaggio all'Arst, un corteo e blocchi stradali in via Roma, dove hanno solidarizzato con gli ambulanti che manifestavano all'entrata di Palazzo Bacaredda, in piazza Yenne, al Palazzo delle Scienze e in piazza d'Armi.

I TRENI Alle 14,15 circa 60 studenti si posizionano nel binario 8. Striscione in prima fila e tutti dietro, a bloccare il treno regionale per Carbonia. Che dovrebbe partire cinque minuti dopo. Alcuni ragazzi cercano di distribuire volantini nelle carrozze ma l'accoglienza dei pendolari, di cui moltissimi studenti medi, non è delle migliori. Una decina si piazza di fronte ai manifestanti per esprimere vivacemente il proprio disappunto. Dopo mezz'ora esatta il blocco si trasferisce nel vicino binario 6, dove sta per partire il convoglio per San Gavino. Il regionale alla volta del Sulcis può così iniziare la sua corsa alle 14,50.

LA POLIZIA Qualche minuto dopo il primo sit-in, arrivano gli agenti di Polfer e Digos. Il clima si accalora dopo circa un'ora e mezza, quando gli universitari decidono di bloccare ad oltranza il treno per San Gavino. I viaggiatori si lamentano tra loro: «Perché dobbiamo pagare sempre noi?». L'ispettore della Digos Nicola Murtas spiega ai ragazzi che se non lasciano i binari rischiano una denuncia penale per interruzione di pubblico servizio. I più ragionevoli quindi si spostano verso il convoglio in partenza per Sassari. Ma il fronte duro della protesta persiste nel blocco del binario 6. La beffa quindi è evidente: i convogli bloccati contemporaneamente così sono due. Quello per San Gavino subisce un ritardo di 90 minuti. Molto meglio va ai viaggiatori per Porto Torres, che partono mezz'ora dopo l'orario in tabella.

GEAS Accanto agli studenti, i lavoratori della Geas. Quando il clima rischia di arroventarsi intervengono in loro supporto e parlamentano con la polizia. Davide Fenu, segretario regionale di Salpas-Orsa e operaio della ditta di pulizie, spiega: «Se non ci diamo una mano a vicenda non ne usciamo». Poco dopo le 16, la protesta decide di cambiare obiettivo: stazione Arst. Prima di abbandonare i binari il saluto e l'applauso agli operai Geas. Ma sarà solo un arrivederci.

ARST L'azione nella stazione degli autobus non sortisce l'effetto sperato. Infatti i pullman non partono prima di un'ora e mezza. La distribuzione di volantini però è capillare. E i presenti, questa volta, sembrano gradire.

CORTEO Per non attendere invano, al grido di «un po' qua, un po' là, noi blocchiamo la città», gli studenti formano un serpentone di oltre cento ragazzi e ragazze, che parte alla volta della vicina sede del Comune. Solidarietà anche agli ambulanti e un ultimo saluto agli operai della Geas nella vicina stazione. Uno di loro si avvicina per ringraziare gli studenti e commosso grida al megafono: «Non mollate mai, così come noi non molleremo mai». Parte l'applauso.

BLOCCHI Il corteo si snoda per via Sassari, il corso Vittorio Emanuele, piazza Yenne, dove avviene il primo blocco stradale, sotto l'occhio attento degli agenti di polizia che non perdono di vista un minuto i manifestanti. Studenti per terra per pochi minuti e si riparte per il Palazzo delle Scienze, occupato da una settimana, dove, di fronte all'entrata, paralizzano le vetture per la seconda volta. Gli automobilisti suonano il clacson al ritmo degli slogan. Si riparte per piazza d'Armi dove, prima di entrare al Magistero, l'altra facoltà occupata, avviene il terzo e ultimo blocco.

Oltre la solidarietà ai lavoratori Geas, gli studenti avevano promesso l'appoggio anche a quelli del Teatro lirico. Dopo le azioni di ieri ci sarà da credergli.

MARIO GOTTARDI
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