Gli israeliani del vento circondano Cagliari
Due progetti: un al Golfo degli Angeli, con pale che si vedrebbero da ogni angolo della città, l’altro a cavallo tra Sinnai e MaracalagonisPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Volevano passare trafelati, anonimi e inosservati. Pratiche secretate, accordi parasociali preclusi ai più, meandri societari degni di un intreccio internazionale da far invidia al “vulcano” di carte del celeberrimo “Paradise paper”. Nomi sconosciuti e illeggibili, celati da lingue lontane e caratteri ebraici, quasi che alle pendici dei Sette Fratelli si stesse delimitando una nuova “striscia” di affari e potere, denari e interessi da mille e una notte. Il crocevia di quest’affare in terra sarda si consuma tra le sponde del Tamigi e l'antica Giudea, tra il numero 137 Brent Street, nella Churchill House di Londra e il numero uno della Torre Menivim, nella HaTahana street, nel cuore finanziario di Kfar Saba, centro economico a due passi da Tel Aviv, capitale di Israele.
Da Tel Aviv al Poetto
A guidare lo sbarco-invasione in terra sarda è Shapira Yoav, classe 1969, israeliano di Tel Aviv, agli atti registrato come amministratore unico di due società “alfanumeriche”, “Ecowind 2” & “Ecowind 6”. Una sorta di babele finanziaria eretta su un castello societario multitasking, con un richiamo nominalistico perenne alla Sardegna, quasi che l’obiettivo della scalata avesse coordinate geografiche già scandite da tempo. Dalle spiagge desertiche al proscenio del Poetto, nella capitale della Sardegna. Nelle carte israeliane, però, Shapira Yoav è registrato come “Managing Partner presso Econergy Renewable Energy, società di sviluppo e investimento fotovoltaico”.
Inviato in terra sarda
Insomma, un inviato speciale, tutto “israeliano”, in terra sarda. Per lui il salto dal sole al vento è repentino, come passare dalla «Regione di Sharon», nel distretto centrale di Israele, sede operativa della multinazionale con l’effige della Stella di David, all’Isola di Sardegna, dal Mediterraneo orientale a quello occidentale. Una scalata scandita da mire altisonanti, alla ricerca del vento primordiale, quello capace di far girare a piene eliche le slot machine dello Stato ebraico. La società che tira le fila di questa operazione è, dunque, la Econergy Renewable Energy, la compagine venuta dall’antica Giudea per far girare le pale sul proscenio del Golfo degli Angeli. In un colpo solo due partite diverse, ma alla fine convergenti.
Sette fratelli e Geremeas
I progetti presentati sono una sorta di doppione, uno più invasivo dell’altro, tutti protesi a svettare sull’anfiteatro montano che circonda l’area metropolitana di Cagliari, un assalto in piena regola, da Sinnai a Maracalagonis, sino a “sfondare” il confine delle frazioni marine di Torre delle Stelle e Geremeas. In tutte e due i progetti, però, è sempre l’uomo della “terra di Sharon” a comandare: amministratore ovunque, seppur nel primo progetto, quello più costiero, la compagine societaria, «Ecowind 2 srl», è “spartita” al 50% con una società inglese, anch’essa blindata nel caveau delle “Ltd” anglossassoni, una Private Limited Company dal nome altisonante: Queequeg Enterprise Ltd. Il primo sbarco israeliano, celato sino ad oggi tra gli intrecci delle società a responsabilità limitata da diecimila euro di capitale, è tutto proiettato a devastare il proscenio dell’area a monte delle frazioni marine di Torre delle Stelle e Geremeas, nel confine di Maracalagonis. Uno schiaffo senza appello all’intero Golfo degli Angeli. Gli algoritmi della visibilità di quel progetto lasciano interdetti. Quelle 14 pale, da 200 metri di altezza, si vedrebbero da ogni angolo di Cagliari, dal Poetto alla Sella del Diavolo, da Geremeas a Villasimius, da Cala Giunco a Torre delle Stelle. È lo stesso progetto a descrivere lo sfregio indelebile: «la presenza del massiccio dei Sette Fratelli, perimetrato dal PPR come parco naturale regionale e la prossimità all’omonima area SIC, pongono il terreno destinato ad accogliere l’impianto in un’area caratterizzata da forti valori ambientali e paesaggistici. Undici aerogeneratori su quattordici sono situati in aree classificate come naturali e subnaturali e caratterizzate dalla presenza di boschi e vegetazione a macchia Mediterranea. Anche le aree circostanti il sito ospitano importanti aree di pregio ambientale, naturalistico e faunistico; tra i 4 e i 6 km si toccano i perimetri dell’area Marina Protetta di Capo Carbonara, Serpentara e Isola dei Cavoli, e delle aree produttive storiche della bonifica di Castiadas». Come dire: lo sappiamo, ma non ce ne frega granché.
Sfregio sui paesi “montani”
Il secondo progetto, sempre firmato dalla “Stella di David”, con capitale interamente israeliano, è a cavallo tra Sinnai e Maracalagonis. Un vero e proprio sfregio ambientale e urbano, visto che in questo caso le pale eoliche, le più grandi disponibili nel mercato, quelle da 7,2 megawatt ciascuna, entreranno direttamente a contatto con il tessuto cittadino dei paesi “montani” della cinta metropolitana. Lo scrivono loro stessi, senza tema di smentita, indicando le distanze dai centri abitati: le pale saranno conficcate «su un’area posta a Nord, Nord – Est del centro urbano di Maracalagonis ad una distanza di circa 725 m in linea d’aria, ad est del centro urbano di Sinnai ad una distanza di circa 1,3 km, ad est di Settimo San Pietro ad una distanza di circa 3,7 km in linea d’aria, e a sudest dal centro urbano di Soleminis, ad una distanza di circa 4,4 km».
Dalla costa all’entroterra
Anche in questo caso, quasi a irridere il valore assoluto del paesaggio, descrivono il contesto che andranno a devastare: «L'elemento ambientale unificante dell'Ambito di paesaggio è rappresentato dall'arco costiero orientale del Golfo di Cagliari, che dal Margine Rosso si estende fino al Capo di Carbonara e da qui fino a Punta Porceddus di Villasimius, comprendendo le due isole minori antistanti di Serpentara e dei Cavoli. La struttura ambientale è caratterizzata dall'imponente retroterra montano del massiccio granitoide di Serpeddì – Sette Fratelli, che con le sue propaggini meridionali si distende fino alla fascia costiera». Se ne fregheranno anche dei beni archeologici: «Nelle aree a consistente rischio Archeologico si prevede di intervenire e di adottare tutte le misure necessarie concordate con la Soprintendenza». Ignorando che tutte le Soprintendenze hanno bocciato senza appello quell’ennesimo progetto-scempio.
Non è una barzelletta
L’ultima annotazione sembra una barzelletta, ma non lo è: «La tipologia di pala prescelta prevede colori tenui tali da integrarsi pienamente nel paesaggio, evitando distonie evidenti ed elementi che potessero determinare disordine paesaggistico». Anche gli israeliani del vento non conoscono limiti alla decenza: hanno scambiato la Sardegna per una “striscia” desertica da radere al suolo a colpi di pale eoliche e affari milionari.