Il filo è rosso. Da Mont ‘e Prama all’antica Leningrado il passo è lungo 3240 chilometri. Siamo dall’altra parte dell’Europa, ai confini della terra gelida di Russia. Il forziere dei documenti di questa storia, però, è blindato nella Regione dei Nuraghi. La prima crepa irrompe sulla scena quando emerge un fiume di soldi pubblici spesi per un progetto ideato lontano mille miglia dalla collina dei Giganti. Quello che stiamo per raccontarvi è l’ennesimo capitolo di una vicenda dal doppio volto: da una parte la miseria degli investimenti a Mont ‘e Prama, con vere e proprie elemosine di Stato e dall’altra cifre da capogiro sino ad oggi rimaste nascoste nei codici finanziari del progetto “Heritage Tourism”. Solo dopo la pubblicazione della nostra inchiesta sulla gestione dei Giganti, dagli scavi al museo fantasma, dai vigneti prima autorizzati e poi espropriati, emergono dettagli sino ad oggi sconosciuti.

"Cantano” i documenti

A “cantare” sono i documenti, le cifre, gli affidamenti, le società coinvolte, i rapporti e una valanga di denaro, moltiplicata a dismisura in pochissimo tempo. Rispetto alle precedenti puntate della nostra inchiesta dobbiamo aggiornare le cifre stanziate, impegnate e spese in quest’operazione sardo-russa. Gli atti che ricostruiscono i passaggi che moltiplicano le somme iniziali sono scanditi da almeno tre delibere delle ultime due giunte regionali. La prima è la 44/31 del 22 settembre del 2017. È in quell’occasione che la giunta Pigliaru comincia a stanziare le prime somme per un progetto ancora “coperto”. Il capitolo è quello delle “Politiche di Marchio” da esplicitare con lo “sviluppo del segmento heritage tourism per la promozione dell’Isola nei mercati internazionali attraverso la sua originalità”.

Via russa segreta

La via russa dei Giganti è ancora segreta. Gli addetti ai lavori, però, sanno che la rotta porta a San Pietroburgo. Il capitolo punta alla «Costruzione di una rete internazionale tra istituzioni museali per l’organizzazione di un sistema di eventi e mostre sulle grandi civiltà». I Giganti non vengono mai menzionati, tantomeno la terra di Putin. Gli interpreti di madre lingua, però, sanno che la missione è già scritta. Lo stanziamento è solo un antipasto: un milione e duecentomila euro da spendere per mostre e viaggi. Una valanga di soldi al cospetto del niente speso nella Collina di Mont ‘e Prama. La legislatura sta finendo. È il 22 febbraio del 2019 quando la giunta regionale uscente rimette mano a quello stanziamento. Senza alcun motivo dichiarato, la cifra viene quasi raddoppiata: da un milione e 200 mila passa a due milioni di euro. In quell’atto, però, per la prima volta, spunta un protocollo d’intesa sottoscritto nientemeno che nella terra promessa di Putin, a San Pietroburgo. Firmano il Museo Hermitage, la Regione Sardegna, la Fondazione Sardegna, il Comune di Cagliari e il Polo Museale della Sardegna, quello del Ministero dei Beni Culturali.

Gruppo vacanze Giganti

La delibera è sfuggente: prende atto di un seminario internazionale e di una mostra alla Manifatture Tabacchi di Cagliari, ma ancora non dichiara il tour “Vacanze Giganti”. A svelare le carte da giramondo è l’attuale giunta regionale. Il dieci ottobre del 2019 gli atti amministrativi esplicitano la rotta russa e non solo. È qui che le ambizioni da “spedizionieri d’arte” vengono esplicitate, con tanto di destinazioni che «permetteranno di promuovere la destinazione Sardegna e la sua Civiltà nuragica a San Pietroburgo, Berlino, Salonicco, Barcellona e Napoli». Per l’ennesima volta, e senza alcun motivo dichiarato e documentato, la spesa da sostenere passa da un milione 200 mila euro all’imponente cifra di 2 milioni e mezzo di euro.

Raddoppio russo

In pratica nel giro di un anno il costo di questa operazione “sardo-russa” è più che raddoppiato. Anche in questo caso, però, tutto resta sottotraccia. Nessuna notizia su chi metterà in piedi questo grande “circo” archeologico tra Russia e Europa, e chi, soprattutto, gestirà la trasferta del Gigante. Nessuno lo dice, ma nella mente di qualcuno, infatti, alberga la “folle” idea di spedire in giro per il mondo una “fragilissima” statua dei Giganti, un pugilatore, rimasta sottoterra per 3000 anni e ora costretta allo “stress” da mappamondo dentro una cassa in ferro, dalle steppe russe alla terra dei fuochi, come se dovessero trasportare un “soprammobile da tavola”. L’operazione, però, di punto in bianco si “arricchisce” di dettagli da privè: a gestire l’intero circuito sarà una società che sembra “nata” per trasportare quel Gigante dall’Isola dei Nuraghi al Museo di Putin, quell’Ermitage di San Pietroburgo che il moderno zar di Russia controlla con uno dei suoi uomini più fidati. A svelare il tutto è un documento interno alla Regione.

Spunta la pista di Putin

L’atto blindato è il 132 dell’11 marzo del 2020 che recita: «Determina a contrarre e approvazione offerta a favore della “Villaggio Globale International srl”». È qui che spunta la società filorussa di Mogliano Veneto, appunto la “Villaggio Globale International”, che senza nessuna gara pubblica, senza alcuna evidenza concorrenziale, viene indicata come la depositaria del “verbo” russo. In pratica la Regione Sarda affida il compito di portare a spasso il Gigante ad una società scelta direttamente da Mosca. Lo scrivono apertis verbis: «Visto l’atto che attesta che “Villaggio Globale International srl” è il partner ufficiale del Museo Statale Ermitage in Italia”. Insomma, il 27 gennaio del 2020, la società legata al Museo di Putin trasmette il Progetto e l’offerta per realizzare l’operazione: la bellezza di un milione e 433 mila euro per la progettazione, realizzazione allestimenti promozione e comunicazione della mostra. L’affidamento dell’incarico “ad personam” ha motivazioni che lasciano senza parole. C’è scritto: «La “Villaggio Globale International” è esclusivista del servizio richiesto, è il partner ufficiale dell’Ermitage, cura la segreteria di Ermitage Italia, è in possesso dei requisiti di carattere generale e tecnico professionali».

Trattativa privata

Un po’ pochino per un affidamento diretto, senza gara, di importi così rilevanti, decisamente fuori da ogni soglia ammissibile, visto che le normative sui servizi prevedono cifra non superiore ai 140 mila euro. I dubbi si fanno macigni quando la motivazione è disarmante: la società è stata scelta per i suoi rapporti con gli uomini di Putin. Come è possibile che una mostra, per giunta su quattro diverse località, sia stata affidata proprio a quella “suggerita” da Mosca? Tutti elementi che dovranno essere probabilmente vagliati e chiariti in altra sede. Il dietro le quinte cela il grande business delle organizzazioni di eventi tutti funzionali ad un sistema dove i soldi scorrono come fiumi in piena. In ballo ci sono rapporti tra esponenti dei massimi livelli istituzionali e la Fondazione Ermitage Italia Onlus con sede a Ferrara e poi scomparsa con una serafica “cessazione di ogni attività”. Una fondazione para-istituzionale dedita a gestire i rapporti diretti con la Russia, trasferita di punto in bianco nel lido di Venezia sotto altra veste, con nomi ben individuati e tutti riconducibili all’operazione sardo-russa. Penultimo dettaglio: alla rendicontazione dei 2 milioni e mezzo manca ancora un milione. L’ultimo mandato di pagamento per 242 mila euro, la società incaricata l’ha incassato il 15 novembre 2021. In meno di un anno la Regione, gli ha liquidato un milione e 60 mila euro. Una valanga di denaro.

Vietato rischiare

Ultimo dettaglio. Nel 2014 il Ministro della Cultura, sempre Dario Franceschini, con un decreto istituì una commissione per valutare se i Bronzi di Riace potessero spostarsi da Reggio Calabria a Milano in occasione dell’Expo. Il verdetto degli scienziati fu severo e sonoro: non se ne parla nemmeno. Le argomentazioni furono puntuali e senza fronzoli, non riferite solo ai Bronzi ma a tutte le grandi “Statue” archeologiche. Scrisse la Commissione: «Sottolinea la preoccupante debolezza, se non l’assoluta mancanza, di un progetto scientifico e culturale, che sempre dovrebbe essere alla base del prestito e dello spostamento di un’opera d’arte dal luogo originario di conservazione». Secondo gli esperti ci sono «rischi che sempre sono legati ad uno spostamento, che, sempre – anche nelle condizioni di massimo rispetto di procedure tecniche rigorose -, comporta per tutte le opere d’arte uno stress e un acceleratore del processo di degrado». La Commissione, poi, chiede «di evitare tassativamente il prestito per operazioni di discutibile o nulla qualità scientifica». Il quesito è spontaneo: per quale motivo la statua del Gigante di Mont ‘e Prama che ha almeno 500 anni in più dei Bronzi di Riace viene sballottata da San Pietroburgo a Salonicco senza che nessuno del Ministero si opponga? Oggi, il povero Gigante, in viaggio da un anno, per la felicità dell’ultima rata di pagamento alla società filorussa arriva al Museo di Napoli. Ci resterà sino a settembre. I viaggi milionari scaricati sulle spalle dei Giganti per adesso son finiti. Sulle colline di Mont ‘e Prama, intanto, il vigneto attende la vendemmia.

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