La psicologa e la cugina della ex compagna di Daniele Ragatzu confermano le accuse al calciatore dell’Olbia.

Oggi nell’aula del Tribunale di Tempio Pausania hanno parlato due testimoni chiave nel processo che vede l’attaccante imputato di stalking e maltrattamenti nei confronti della ex compagna, per fatti avvenuti dall’ottobre 2016 all’ottobre 2017.

La psicologa, che ha seguito la donna nei mesi successivi alla separazione, ha confermato lo «stato di prostrazione» della presunta vittima, causato dalla convivenza forzata con Ragatzu.

La cugina della presunta vittima invece l’ha definita una «depressione temporanea», in quel periodo lei era «depressa, trasandata, vestita male e mai truccata».

«Spesso – ha aggiunto – non mi rispondeva alle chiamate e ai messaggi, una volta insieme abbiamo incontrato Ragatzu, lei teneva sempre la testa china evitando anche di parlare».

La teste ha poi smentito quanto detto dal padre della presunta vittima, che un mese fa si è reso protagonista di un clamoroso dietrofront davanti ai giudici, ritirando tutte le accuse e anzi in pratica autoaccusandosi.

«Non mi sono messa d’accordo con nessuno per concordare le dichiarazioni in aula», ha ribadito.

Il giudice, respingendo una richiesta dell'avvocato difensore Filippo Pirisi, ha deciso di mantenere come prova nel fascicolo processuale le chat e i messaggi scambiati tra il calciatore, la donna e suo padre. Infine, l'avvocata Cristina Cherchi, che tutela la presunta vittima, ha ricordato che il procedimento per calunnia intentato da Ragatzu contro la sua assistita è stato archiviato dal gip nel gennaio 2022: «Questo a sottolineare che la vittima non ha calunniato il suo ex compagno», ha chiarito.

(Unioneonline/L)

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