«Guardi, io quelle chat non le voglio neanche vedere. Faccio il mio lavoro a Tempio e vado avanti»: Luciano Tarditi, 69 anni, il pm del caso Ilaria Alpi, del crac Marenco-Borsalino (4 miliardi di buco, secondo solo al caso Parmalat), magistrato che ha superato tutti e sette i livelli di valutazione del Csm, parla poco e sorride. Non ha nessuna voglia di raccontare la sua storia, sintetizzata nelle chat dell'affaire Palamara. Tarditi, nonostante una carriera costellata di indagini di rilievo nazionale, nonostante un cursus honorum di tutto rispetto riconosciuto dal Csm, a 69 anni è uno dei quattro sostituti della Procura di Tempio. Le altre colleghe sono arrivate in Gallura in prima nomina, praticamente fresche di concorso e stanno iniziando la loro carriera a Tempio. Tarditi, invece, la sta chiudendo.

Luciano Tarditi (L'Unione Sarda)
Luciano Tarditi (L'Unione Sarda)
Luciano Tarditi (L'Unione Sarda)

«Non è nostro»

Le sue domande per l'incarico direttivo nelle procure di Imperia (2017) e poi per gli uffici di Cuneo e Vercelli (2018), sono state bocciate. E adesso emergono i retroscena di quelle bocciature, del "sorpasso" di colleghi meno titolati. Parlano le carte in possesso del Csm, le chat dello smartphone di Luca Palamara, il magistrato indagato dalla Procura di Perugia per corruzione, al centro di uno scandalo, senza precedenti nella storia repubblicana, una vicenda che sta facendo tremare la magistratura. Nell'aprile del 2018, alcuni magistrati, interessati a vario titolo a diverse nomine, parlano con Palamara dell'incarico più importante della Procura di Vercelli, la cui assegnazione è imminente. Spunta il nome di Luciano Tarditi, sostituto ad Asti dal 1994, che ha presentato domanda per diventare procuratore capo proprio a Cuneo e Vercelli. Un collega parla con Palamara riferendosi a Tarditi, il commento è sprezzante: «Ci sarebbe anche Tarditi per Cuneo. Meno bravo e non nostro. Solo vecchio». Poche parole che non sono una breve chiacchierata, perché qualche settimana dopo (giugno 2018) Palamara, rispondendo a un'altra collega, dice: «Tutto ok. Cuneo 5 a 1». Significa che solo un consigliere del Csm ha votato per Tarditi. E l'atteggiamento di chi non si è allineato viene bollato così: «È un modo per alimentare sterili e inutili polemiche».

Ilaria e Miran

Luciano Tarditi è tagliato fuori. Come era successo nel 2017 per la Procura di Imperia, quando gli era stato preferito un collega sicuramente valido, ma con meno titoli, come ha stabilito il Tar del Lazio accogliendo il ricorso di un altro degli esclusi. Di bocciatura in bocciatura, il magistrato piemontese è arrivato a Tempio. Dove, insieme alla collega Laura Bassani, si è occupato della vicenda del ragazzino segregato e maltrattato per mesi in una villetta di Arzachena. Ma nella carriera del magistrato, c'è soprattutto una clamorosa inchiesta, quella che lo ha portato dentro la tragica storia della giornalista Ilaria Alpi, uccisa nel 1994 a Mogadiscio, insieme all'operatore Miran Hrovatin. Tarditi, indagando su un traffico di rifiuti (anche radioattivi) dal porto di La Spezia, arrivò ai segreti che hanno ucciso la giornalista della Rai e a quelle coperture e protezioni dello Stato italiano per chi smaltiva rifiuti in Somalia e in cambio chiedeva armi. Il magistrato venne sentito più volte dalla Commissione parlamentare di inchiesta. Un pm equilibrato e capace. Ma "non nostro". E per questo sostituto procuratore a vita.

Andrea Busia

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