A distanza di sei mesi esatti dal primo arrivo, da ieri a Porto Pozzo si contano altri 70 migranti giunti in Sardegna dopo il tragico salvataggio di un barcone carico di disperati nelle acque della Libia.

Sale a circa 190 il numero di richiedenti asilo presenti nel centro di accoglienza allestito in quello che, un tempo, era un hotel per turisti nella piccola frazione di Santa Teresa Gallura.

Le camere ora sono tutte piene. La settimana scorsa un gruppo di nove sudanesi, arrivato in un secondo momento al centro, aveva protestato, bloccando la statale. Distesi sull'asfalto, hanno impedito alle auto di procedere nel vano tentativo di venire trasferiti. La loro speranza era di arrivare in Francia. Invece sono stati espulsi con un decreto firmato dal questore di Sassari. Ora la calma apparente raggiunta nel borgo, sembra aver subito di nuovo una scossa.

Normalmente Porto Pozzo conta a malapena 300 anime sulla carta, forse la metà effettive, mentre d'estate decuplica i numeri grazie alle presenze turistiche. Dal Comune dichiarano di non ha ricevuto nessun preavviso, se non a poche ore dall'ingresso in paese dei migranti, così come avvenne lo scorso dicembre.

Per spiegare la situazione ai suoi concittadini, il sindaco Stefano Pisciottu, organizzò a metà gennaio un incontro ed emise un'ordinanza contro l'accattonaggio. «Abbiamo manifestato alla Prefettura le stesse preoccupazioni di gennaio. - dice il primo cittadino - In questo momento stiamo collaborando con la Asl che si è mossa tempestivamente secondo le procedure richieste dal caso e verifica lo stato di salute dei nuovi arrivati».
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