Un piccolo comitato di accoglienza, solo qualche amico e pochi familiari che lo hanno potuto salutare a distanza.

Gian Paolo Decandia, il primo abitante di San Teodoro a risultare positivo al Covid 19 durante l’ondata dei contagi della fase 2, è tornato in paese dopo 22 giorni di ricovero ospedaliero e ora potrà proseguire la sua lotta contro la malattia anche da casa. Lontano dalla famiglia però, perché nonostante il suo quadro clinico sia molto migliorato, tanto da consentirgli le dimissioni dal reparto Malattie Infettive di Sassari, il virus non l’ha ancora abbandonato.

"Non si è ancora negativizzato e continuerà la quarantena in una casa messa a disposizione da alcuni amici di famiglia", commenta la moglie Chantal Brandanu. Proprio lei ieri ha voluto fare una sorpresa al marito radunando gli amici più cari e pochi parenti fuori dall'abitazione in cui Gian Paolo rimarrà in isolamento finché non si sarà negativizzato. Impiegato come buttafuori della discoteca La Luna di San Teodoro, l’uomo ha contratto il virus a lavoro e già dai primi sintomi si è rivelato necessario il ricovero in ospedale. Nel corso della degenza le sue condizioni si sono aggravate fino a rischiare di essere intubato e trasferito in terapia intensiva.

Il comitato di benvenuto (Foto S.Lecca)
Il comitato di benvenuto (Foto S.Lecca)
Il comitato di benvenuto (Foto S.Lecca)

"Ad un certo punto i suoi polmoni non hanno più ossigenato a dovere ed è intervenuta l’equipe della rianimazione per sottoporlo per ben 6 ore al trattamento con il casco Cpap – ha spiegato la moglie – ed è solo grazie alla tenacia dei medici della rianimazione che mio marito non è stato intubato. Piano piano, grazie all’uso dell’ossigeno, è tornato alla respirazione naturale e i valori sono rientrati nella norma".

Sottoposto alla terapia antivirale, messa a disposizione del Ministero della Sanità su richiesta dell’ospedale sassarese, l’uomo nell’ultimo periodo ha avuto un miglioramento e ora proseguirà con la quarantena fino a che non risulterà negativo. "Molti credono che questa sia solo una brutta influenza ma non è così. Mio marito – ha precisato la moglie Chantal - ha un fisico allenato, nei primi anni ’90 faceva parte della nazionale italiana di bob a Cortina d’Ampezzo, è un ex atleta di 1 metro e 87 eppure il virus lo attaccato in maniera aggressiva e ancora non ne è uscito del tutto". "Dal punto di vista psicologico poi è stata durissima per tutti noi – aggiunge – in primis per lui che ha vissuto tutto in solitudine, assistito dai medici bardati nelle loro tute di protezione e di cui riconosceva solo la voce. Io ho avuto molti momenti di sconforto, il tempo si era dilatato e le notti sembravano non finire mai. Le nostre figlie, Giada, Carlotta e Camilla, erano molto spaventate e talvolta dovevo cercare per loro delle risposte che non avevo".

Ora per Gian Paolo Decandia e la sua famiglia il peggio è passato ed è già il momento dei ringraziamenti. "Siamo profondamente riconoscenti verso tutto il personale del reparto Malattie Infettive dell'Aou di Sassari, a loro mio marito deve la vita – spiega la moglie – in particolare i dottori Salis, Mameli, Fiore, Princic, Geremia, Maida, Madeddu, Mannazzu, Lovigu, Lavra, Fanelli, Convertino, Melis, Pintus e Muredda. Un grazie particolare al dottor Piredda della Rianimazione e all’infermiera Ilaria Erittu. Al nostro sindaco, il dottor Domenico Mannironi, alla Dottoressa Arianna Meloni e alla Croce Bianca di San Teodoro un grazie di cuore. Grazie anche al dottot Tauro e al dottort Sari. La vicinanza di tutte le persone che ci hanno supportato e di tutta la comunità teodorina indistintamente è stato per noi fondamentale".
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