Come se non bastassero gli ibridi di cinghiale, sempre particolarmente prolifici nonostante gli abbattimenti, ora ci si mettono di mezzo anche le capre, la cui colonia nell’isola di Caprera sta crescendo progressivamente.

E così accade che, nell’unica chiesa dell’isola, quella della Madonna della pace, nel borgo di Stagnali, qualche bell’esemplare del cornuto quadrupede si introduce nella chiesetta per nutrirsi di piante e fiori esposti tra mensole, altari e quadri di santi.

Domenica scorsa poi nell’ennesima “incursione”, a subire la devastazione è stato l’assai curato giardino antistante la Chiesa, particolarmente le piante e i fiori posti attorno altare granitico all’esterno, dove viene celebrata, durante il periodo estivo, la Messa domenicale assai partecipata in quanto all’aperto e per la suggestività del luogo anche da tanti turisti. E non è solo il giardino della chiesa ad essere visitato dalle capre ma anche altri, orticelli compresi.

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Le capre di Caprera ammontano a ben oltre 300 esemplari: secondo quanto dichiarato da Aldo Luigi Manunta, direttore generale dell’Ars (Associazione Allevatori della Regione Sardegna), durante un convegno organizzato dal Parco nazionale qualche tempo fa, non discenderebbero dalla capre portate, nel ‘700, dai pastori corsi che attraversavano le perigliose acque delle Bocche di Bonifacio per approdare a Maddalena e Caprera, e nemmeno da quelle allevate, nell’800, da Garibaldi, e neanche discenderebbero da quelle poi lasciate allo stato brado da un pastore che viveva nei pressi della fortezza di Arbuticci. 

Sarebbero uniche nel panorama nazionale, differenti dalle popolazioni caprine della Sardegna dove esistono due razze autoctone. Ed è per questo che è in atto uno studio commissionato dal Parco nazionale per saperne di più.

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