Violazione delle norme di utilizzo, trasporto e caricamento delle bombole gpl, violazione dei divieti di campeggio libero e di accensione di fuochi a ridosso della spiaggia di Bados: sono questi gli elementi portanti del fascicolo sulla morte del piccolo Samuel Imbuzan, deceduto il 31 agosto a Olbia in un tragico incendio.

In sostanza si ipotizza l’omicidio colposo (per ora a carico di ignoti) perché il camper sul quale ha trovato la morte il bambino riminese di 10 anni non poteva stazionare a Bados e nessuno avrebbe dovuto e potuto accendere una piccola cucina da campeggio nella zona. Ma i carabinieri (Reparto territoriale di Olbia e Stazione di Olbia Centro) stanno anche cercando il rivenditore delle sei bombole sequestrate dopo la tragedia. Sono stati sentiti dei rivenditori della città gallurese, si ipotizza il caricamento di gas di una bombola gpl oltre la soglia massima consentita.

La bombola dalla quale è partita la fiammata mortale di diversi metri potrebbe essere stata acquistata in Romania. La pm Sara Martino sta valutando la condotta dei genitori della vittima (ai quali non viene mossa, per ora, nessuna contestazione). I genitori di Samuel hanno affidato l’incarico di assisterli all’avvocato Antonello Desini che ha rilasciato una dichiarazione: «Abbiamo la massima fiducia nell’operato della Procura di Tempio e dei Carabinieri. I miei assistiti non accusano nessuno e non abbiamo mai affermato che ci sono persone scappate da Olbia per evitare le indagini. Abbiamo invece chiesto di essere sentiti come testimoni oculari di quanto avvenuto e siamo a disposizione dei magistrati».

Il funerale di Samuel sarà celebrato probabilmente domenica prossima a Rimini, sarà presente anche il padre che ora si trova ricoverato nel Centro Grandi Ustionati di Cesena.

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