Affondate, per il momento. Le pale eoliche da 300 metri d’altezza da piazzare nel cuore del Golfo degli Angeli resteranno un miraggio. Gli affari d’alto bordo da consumarsi a suon di miliardari incentivi di Stato non s’hanno da fare. Il verdetto tanto atteso quanto insperato si consuma con una comunicazione d’ufficio della Capitaneria di Porto di Cagliari.

Il dispaccio negativo

Il dispaccio è datato 13 settembre 2022. Come spesso capita il messaggio irrompe nella posta elettronica dei comuni quando gli uffici sono già chiusi: progetti eolici a mare bocciati. Tecnicamente si tratta della conclusione con esito “negativo” delle Conferenze di servizio prima indette e poi revocate per concedere o meno la mega invasione eolica nello specchio acqueo del Golfo di Cagliari, sino a Pula e Domus de Maria.

Torre Eiffel in mare

Un vero e proprio assalto a suon di aerogeneratori ciclopici, più alti della Torre Eiffel, da far galleggiare impunemente in un tratto di mare esclusivo. Lo sguardo che si proietta dal Bastione di Cagliari alle vestigia puniche di Nora sarebbe stato irrimediabilmente compromesso se quei progetti si fossero, in un modo o nell’altro, concretizzati. La comunicazione della Capitaneria di Porto di Cagliari è una sequenza di dinieghi. All’alba di ieri gli uffici comunali di Pula, Villa San Pietro, Domus de Maria, Teulada, Carloforte, Sant’Antioco, Calasetta e Teulada ricevono la determinazione della Capitaneria del Sud Sardegna. A cadere sotto le forche caudine degli uomini graduati preposti alla sicurezza della navigazione e per molti versi del mare stesso sono quattro parchi eolici offshore dalle dimensioni ciclopiche: i due progetti della Falck Renewables, Nora Ventu 1 e 2, complessivamente 91 pale per 1.400 megawatt, e quelli di Toro 1 e 2, 48 pale per 576 megawatt da realizzare tra l’Isola di San Pietro e quella di Sant’Antioco, proposti da Seawind Italia.

Rotte in pericolo

La determinazione della Capitaneria di Porto di Cagliari è netta e chiara: concessione negata. La ragione è sintetica: affidare in concessione milioni di metri quadri di specchio acqueo significa compromettere rotte di navigazione, patrimonio ambientale naturalistico, incidendo persino nella vita del mare, a partire dalla rotta del tonno rosso, da sempre risorsa strategica per l’Isola di Carloforte e non solo. L’ufficio di Stato ribalta le procedure: prima di dare la concessione di così ampi tratti di mare occorre la valutazione d’impatto ambientale.

Prima l’ambiente

Il concetto è esplicito: «Da un’analisi delle osservazioni presentate in esito alla fase istruttoria delegata a questa Capitaneria di porto da parte del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, si riscontra come il procedimento di valutazione di impatto ambientale costituisca una fase fondamentale ed imprescindibile al fine di stabilire la richiesta ‘compatibilità delle strutture costituenti l’impianto con le altre attività marittime tra le quali le rotte migratorie del tonno e l’eventuale impatto di campi elettromagnetici con la pesca». Come dire: prima si verifichino le condizioni fondamentali sul piano paesaggistico e ambientale e, poi, eventualmente, si valuterà la richiesta della concessione marittima. I signori del vento volevano l’esatto contrario: prima le mani su mare e vento e, poi, solo dopo, la valutazione d’impatto ambientale.Ora la Capitaneria di Porto inverte il processo amministrativo che le società eoliche hanno cercato di imporre, chiedendo anticipatamente la concessione marittima su immensi spazi acquei.

Prima il mare

A far trapelare la posizione degli uffici statali di Cagliari era stata una missiva intercettata nei mesi scorsi nell’ambito dell’inchiesta del nostro giornale sull’invasione eolica nel Golfo degli Angeli. In quell’occasione era chiaro che quelle pale galleggianti in mezzo al mare non avrebbero, comunque, avuto vita facile.

Il preavviso del Comando

Il Comandante lo aveva scritto a chiare lettere: «Per gli esclusivi aspetti di competenza, sotto il profilo di sicurezza della navigazione marittima, salvaguardia della vita umana in mare e di polizia marittima, pur se non direttamente interferenti tra di loro, la rappresentazione grafica d’insieme dei sei progetti evidenzia, a parere dello scrivente, la necessità di una pianificazione preliminare delle aree da destinare all’ubicazione degli impianti eolici, dal momento che la loro coesistenza potrebbe in futuro interferire con i traffici e l’attività di pesca».

Rischio Far West

Insomma, per il Comando del mare del Sud Sardegna, bisognava fermare in ogni modo il Far West degli impianti eolici. Ore le carte con il diniego della Capitaneria di Cagliari ritornano a Roma. Destinazione ministeri delle Infrastrutture, della Transizione ecologica e Palazzo Chigi. I signori del vento non si arrenderanno facilmente.

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