Levata di scudi contro il piano di dimensionamento scolastico approvato lo scorso 22 dicembre dalla Giunta regionale. Secondo la bozza che circola in queste ore e che programma la rete scolastica per l’anno 2024-25 complessivamente sparirebbero 45 autonomie: per lo più accorpamenti di istituti che faranno capo ad un unico dirigente scolastico che dovrà coordinare il lavoro di più scuole. A Cagliari dovrebbero sparire le storiche denominazioni della scuola Alfieri, Tuveri e Colombo: la prima nuova denominazione è quella dell'Istituto Comprensivo "Satta Spano De Amicis - Alfieri Conservatorio". Poi ci sarà la "Randaccio - Tuveri Don Milani – Colombo" e quindi la scuola "Giovanni Lilliu - Via Stoccolma".

«In Sardegna di tutto abbiamo bisogno eccetto che di una riduzione dei servizi scolastici e dei presidi territoriali», afferma il presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana. La Giunta, continua, ha attuato la normativa nazionale chiudendo 45 autonomie, «ma noi il 28 dicembre presenteremo nell’ottica della reale collaborazione istituzionale il nostro testo, asciugato da qualche “orpello da sognatori”, e chiederemo con forza al Consiglio regionale di discuterlo e approvarlo senza snaturarne il senso. Altrimenti non sarà solo colpa del Governo nazionale se chiuderanno 45 autonomie scolastiche, ma anche del Consiglio regionale della Sardegna». Deiana si riferisce a un testo presentato lo scorso 23 ottobre da Anci Sardegna per tentare, approvando una norma-ponte, di salvare tutte le 45 autonomie a rischio usando gli strumenti della Costituzione e dello Statuto speciale sardo.

Decisamente più pesante l’affondo della Cgil regionale e della Flc contro il «grave attacco alla scuola pubblica» compiuto dall’assessore Biancareddu. La Giunta regionale, si legge in una nota del sindacato, «abbassa la testa davanti alle imposizioni del governo nazionale» stilando un piano di dimensionamento scolastico «peggiore delle più nefaste previsioni»

«Pretendono di andare avanti con un piano che non ha consenso, dovrebbero spiegare perché compiono atti contrari agli interessi dei sardi che evidenziano la condiscendenza verso imput provenienti da Roma», dichiarano il segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante assieme alla segretaria confederale Francesca Nurra e alla segretaria regionale della Flc Cgil Emanuela Valurta, ricordando anche le proteste dei Comuni e dell’Anci contro il piano.

«Nel tentativo maldestro di difendersi – si legge nella nota dei sindacati – l’assessore Biancareddu ammette i tagli e dice che non si tratta di chiusure, ma questo è un alibi per far passare accorpamenti decisi arbitrariamente fra scuole lontane che renderanno impraticabile la frequenza degli alunni in aree che già mostrano i segni di un diffuso disagio sociale ed economico».

La Regione secondo la Cgil ha rinunciato a tentare di far valere le sue specificità e le prerogative concesse dallo statuto autonomo. «Altre logiche sembrano prevalere», conclude il sindacato, che annuncia un «gennaio di protesta», nell’auspicio che il piano non venga ratificato nei prossimi passaggi previsti in commissione Cultura e poi nuovamente in Giunta.

Gli accorpamenti e le soppressioni riguardano il Sud e il Nord Sardegna, non è toccata la parte centrale dell’Isola. I Comuni interessati sono Cagliari, Quartu, Assemini, Capoterra, Sinnai, San Teodoro, Budoni, Oschiri, Monti, Osilo, Castelsardo, Sennori, Sorso, Usini, Ittiri, Sassari, Thiesi, Pozzomaggiore, Tempio, Alghero, Santa Teresa Gallura.

«Distrugge il tessuto sociale della Sardegna, il centrodestra si fermi - è l'appello dei parlamentari sardi del Partito democratico Marco Meloni e Silvio Lai - Un disegno che spezza la pur precaria connessione tra l'infrastruttura sociale fondamentale per l'uguaglianza dei cittadini e per promuovere le possibilità delle persone e delle comunità territoriali di crescere nella prosperità, ovvero la scuola, e il territorio della Sardegna».

«Gli istituti scolastici autonomi passano dagli attuali 270 a 228: tra soppressioni e accorpamenti, per interi territori lo spettro dello spopolamento indotto da politiche pubbliche sbagliate sembra sempre più un destino ineluttabile. Occorre agire immediatamente, e farlo è una responsabilità del centrodestra al governo, a Cagliari come a Roma - attaccano -. Può ancora approvare l'emendamento del Partito democratico alla Legge di Bilancio nazionale - per ora bocciato in Senato - con il quale abbiamo chiesto una deroga rispetto ai criteri stabiliti a livello nazionale, in attuazione del principio di insularità recentemente inserito in Costituzione, così da abbassare la soglia degli alunni necessari per il mantenimento di un'autonomia scolastica. Può decidere, come chiede Anci Sardegna e come chiedono tutti i sindaci della nostra Isola, di rimandare di un anno l'entrata in vigore della riforma, così da consentire alla Regione di esercitare in pieno le proprie competenze in materia o può votare la proposta di legge presentata in Consiglio Regionale dal centrosinistra».

Sull'Aventino anche una parte del centrodestra con il capogruppo dei Riformatori Sardi in Consiglio comunale ad Alghero, Alberto Bamonti: «Il futuro dell'istruzione in Sardegna è minacciato dal recente piano di dimensionamento scolastico, con un focus preoccupante sul Polo Professionale (IPSAR-IPIA) di Alghero. La nostra denuncia è chiara: non possiamo permettere la perdita delle autonomie che hanno caratterizzato tanti istituti nella nostra regione. Ridurre l'autonomia di un Polo così prestigioso minerebbe non solo la sua eredità, ma anche il futuro di coloro che desiderano intraprendere una carriera nel settore professionale».

(Unioneonline/L)

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