La Sardegna in 84 tappe. A piedi. Da sud a nord e viceversa, in senso antiorario. “Camminare in Sardegna”, i sette volumi che da domani saranno in edicola con L’Unione Sarda, curati dal geografo nuorese Matteo Cara, 42 anni, già autore di “Sentieri” dedicato al Supramonte, raccontano un’Isola ai più sconosciuta. Eppure è una Sardegna vissuta: sono i sentieri percorsi dai carbonai nei secoli scorsi e prima ancora dai pastori e da coloro che si spostavano per la transumanza. Fino, più di recente, agli appassionati di sport che hanno aperto nuove vie di arrampicata nel Supramonte oppure ai minatori che nel Sulcis e nel Guspinese portavano il frutto del loro lavoro sulla costa per trasferirlo poi sulle navi.

Il cammino

Matteo Cara è un profondo conoscitore della Sardegna. Da geografo, uno dei pochissimi che operano nella nostra regione («io ne conosco solo altri due o tre», racconta), mette insieme più discipline sulla traccia dei grandi viaggiatori dell’Ottocento. Come Alberto La Marmora nei suoi celebri “Voyage en Sardaigne” e “Itinerario dell’Isola di Sardegna”, descrive il territorio in tutte le sue peculiarità, dalla geologia, alla storia fino alla flora e alla fauna. Ogni percorso è un piccolo compendio di vita vissuta, informazioni, tracce antropologiche. Il sentiero, rappresentato dalla traccia scaricata con il QR code, si arricchisce di tutto ciò che è stato negli anni in quei luoghi e quello che è oggi. «Non è un semplice elenco di itinerari da percorrere, quello presente nelle guide, quanto un invito a scoprire il carattere multiforme delle montagne sarde», spiega. E se c’è una differenza con il passato è insita nell’amore che Matteo Cara ha per la Sardegna. «Ho deciso di studiare geografia perché volevo fare una tesi sul Supramonte e lavorare in questa terra», racconta. La passione l’ha ereditata dal padre, la competenza l’ha acquisita negli anni sul campo e con ricerche specifiche. Il rispetto della montagna cresce poi con la frequentazione dei luoghi, ma è anche qualcosa da trasmettere a chi vuole percorrere i sentieri dell’Isola.

Le tappe

Il primo volume, in edicola domani con L’Unione Sarda, è dedicato al Sud-est dell’Isola. Si parte dalle splendide creste dei Sette Fratelli e si arriva fino all’Ogliastra. Dodici itinerari imperdibili. Dalle leccete del compendio forestale vicino a Burcei, dove le antiche piazzole dei carbonai ospitano cervi e cinghiali, alla foresta primaria di Tuviois, un patrimonio di inestimabile ricchezza in territorio di Sinnai e a pochi chilometri da Cagliari. Una delle poche foreste primarie rimaste nell’Isola, con grandi alberi e pochissimi segni evidenti di intervento umano. Tuviois si è salvata dall’assalto dei carbonai nei secoli passati perché faceva parte di una “cussorgia”, ossia un territorio in cui solo alcune famiglie sinnaesi potevano esercitare gli usi civici e quindi il taglio della legna. Quello che in passato poteva essere visto come un limite è stato la salvezza per il bosco di lecci.

Verso l’Ogliastra

Difficile immaginare cosa si cela in quelle montagne quando si volge lo sguardo da Cagliari. Bisogna andarci per scoprirlo. Così come il Flumendosa poi ci introduce su panorami mozzafiato e bellezze che fanno la fortuna di Instagram. Perda Liana è il magico torrione calcareo in Ogliastra, in territorio di Gairo, che si vede da mezza Sardegna e sul quale aleggiano leggende che tornano indietro nella notte dei tempi. Così come unico è S’istampu su Turrunu, in territorio di Seulo, «una grotta risorgente da cui sgorgano le acque scomparse più a monte, lungo il corso del Riu Longufresu», spiega Cara. E non è da meno Foresta Corongia a Gadoni, «con i suoi torrioni calcarei a picco sul fiume e i labirinti di roccia dominati dal torrione di Su Campalini». Posti che il geografo nuorese descrive nelle loro particolarità per incuriosire il lettore e far scattare la voglia dell’escursione, illustrata in tutte le caratteristiche, dal grado di facilità alla durata fino alla scoperta di flora e fauna durante il percorso.

Quello che non ti aspetti

Tornando poi all’Ogliastra più costiera ci sono altri paesaggi da non perdere. Come quelli che vedeva la contessa Violante II Carroz dal castello di Quirra, a due passi dalla bellissima spiaggia di Murtas. Lo strapiombo sulla valle lo rendeva quasi inespugnabile e il percorso che permette di accedere al maniero, in mezzo alla macchia mediterranea, toglie il respiro per i panorami che si aprono a chi affronta l’ascesa. Senza tralasciare il Camminu ‘e su filu (il sentiero delle aquile) e Cartuccedu, si arriva alla palude di Paule Munduge, in territorio di Talana. Un percorso da fare possibilmente in autunno dopo le prime piogge. Si scoprirà uno specchio d’acqua dove ogni cosa, anche la nebbia, ha un fascino particolare. Lo sanno bene i mufloni che vanno ad abbeverarsi nello stagno. Un luogo che lascia senza fiato. Come gli altri undici percorsi del primo volume. E i successivi non sono da meno.

Giuseppe Deiana

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LA SARDEGNA PIU’ BELLA SOTTO I NOSTRI PIEDI

La nostra terra senza mediazioni. Quella vista qui e ora, ma anche quella che è stata ieri e speriamo anche domani. L’Isola che conosciamo (per sommi capi, ahinoi) ma anche quella della quale non sospettiamo l’esistenza: paesaggi imprevisti, monumenti naturali sconosciuti, discese ardite, foreste, cascate e via sognando. Il libro che domani sarà in edicola è, nelle intenzioni de L’Unione Sarda, tutto questo e anche di più. Sette volumi che, in senso antiorario, scandagliano la Sardegna, da Sud Est a Sud Ovest passando per l’interno, il Supramonte, il Tirso. Camminare, appunto: questo è il filo conduttore. Percorrere sulle proprie gambe itinerari (dodici per volume) che raccontano un mosaico complesso (siamo o non siamo “quasi un continente?”). Sentieri alla portata di tutti e altri più ardui ma senza sorprese.

Quando abbiamo iniziato a ragionare con l’autore di queste guide, gli abbiamo assegnato una missione impossibile: aiutare i sardi a conoscere davvero la loro Casa senza vincoli di forma fisica, età, polpacci torniti. La regola si è mostrata inapplicabile: non tutto è proprio per tutti. Abbiamo ovviato con l’informazione, che è il cuore del nostro mestiere: in testa a ogni itinerario, trovate tutti i dettagli per capire se è adatto a voi oppure no. Ci sono le gite familiari, passeggiate di qualche chilometro senza ostacoli degni di nota. Poi escursioni intermedie, con passaggi più impegnativi, e altre che prevedono un coefficiente di fatica più alto. Non troverete arrampicate, legate a esperienze e abilità differenti da quelle della maggioranza.

Sempre sul piano del metodo, prima di ogni escursione trovate un QR-code: inquadratelo con la telecamera del telefono, scaricate il file, importatelo in una qualunque delle applicazioni per le camminate (l’autore ne suggerisce alcune, sostanzialmente si tratta di calare l’itinerario su una mappa) e apritelo quando sarete sul posto sul vostro telefono. Ecco il filo d’Arianna, la strada segnata sul vostro smartphone che rende le passeggiate davvero accessibili. Perdersi, con la guida e un telefono dotato di gps, sarà a questo punto davvero complicato. Per inciso, nei fondamentali del percorso è indicato anche anche se ci si appresta ad andare in zone con o senza copertura telefonica, se ci sono o no sorgenti, qual è la stagione indicata e quella viceversa sconsigliata, se camminerete in pieno sole o all’ombra.

Per finire, abbiamo tentato di suggerirvi soprattutto itinerari ad anello, percorsi che terminano dove sono iniziati. Non sempre è possibile: in quei casi ci sono i suggerimenti su dove lasciare le auto, organizzando gite che prevedano almeno due mezzi.

Matteo Cara, che firma questi libri, ci è sembrato la miglior guida possibile. Laureato in Geografia, escursionista esperto, membro del Cai e del Soccorso alpino. Fra l’altro, è anche un musicista. Ma soprattutto è un innamorato della terra che lo ospita. Si vede dalla quantità di dettagli che affollano i suoi itinerari: i tipi di roccia, le piante, le storie degli uomini che lì hanno vissuto, il rispetto verso la verità dei fatti. Ha percorso con i suoi scarponi ogni metro che racconta e, per attitudine, svolge il suo ruolo di Virgilio con dedizione e occhio vigile rispetto ai rischi reali e potenziali. Dai monti dei Sette Fratelli alla Gallura, dal Sulcis ad Alghero passando per il suo adorato Supramonte e per l’Ogliastra, è un piacere affidarsi ai consigli di un professionista che non ha mai smesso di stupirsi della bellezza intorno. Con spirito filologico, ha ricostruito anche toponimi che parevano dimenticati e invece consentono di guardare i luoghi oltre il velo del presente.

Abbiamo tentato di portarvi proprio dappertutto, nelle isole minori (per citarne uno, straordinario il percorso a Caprera) ma anche sui rilievi più alti. Resta un rimpianto: mancano le zone soggette a servitù militari. In un caso ci abbiamo provato, abbiamo chiesto (era una deviazione marginale) se poi sarebbe stato consentito il passaggio ai camminatori “mandati da L’Unione Sarda”: non trovate quell’escursione, la risposta è immaginabile.

Ancora due parole per una collana che, oltre che bella e utile, è perfettamente calata nel tempo che viviamo: camminare è democratico, non ha un costo o è molto basso, fa bene alla salute. Ma soprattutto rende particolarmente coscienti dello spazio che abitiamo e suggerisce un istinto e un desiderio di consapevolezza. E identità, ovviamente. La terra sotto i nostri piedi, alla fine – dopo il settimo libro e l’84esimo itinerario – sarà ancora più nostra. O, perlomeno, così speriamo.

Lorenzo Paolini

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