Virus, i numeri hanno una logica
Il momento che stiamo vivendo era prevedibile: a ciascuna azione corrisponde un risultatoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Questa lunga pandemia ci ha fatto avvicinare al misterioso mondo dei virus, alle modalità con cui esso si trasmette attraverso le goccioline di saliva e soprattutto a come le nostre società occidentali fossero fondamentalmente impreparate ad affrontare una epidemia di queste dimensioni. Nessuno ha, e neppure aveva, una conoscenza diretta di epidemie di questa portata. La conferma l'abbiamo avuta dalla diversità di opinioni dei virologi ed immunologi arruolati da tutti i media.
In realtà nei primi mesi dell'anno tutto ciò era comprensibile. Ma in quei lunghi mesi di contagi che crescevano, di terapie intensive sovraccariche il virus comunque aveva lasciato tracce del suo muoversi, delle modalità di infettare. Era solo necessario studiare quei numeri. L'epidemiologia è una branca della medicina e dell'igiene che studia le cause, la distribuzione, i modi in cui una malattia si diffonde.
Per far ciò si serve della statistica per dare un peso numerico alle ipotesi di lavoro. Se prendiamo ad esempio le malattie cardio vascolari, che sono il paradigma di una moderna malattia epidemica, possiamo dare un valore ai fattori di rischio che la possono determinare. Non ci basta sapere che valori elevati di pressione del sangue possono esserne la causa. Oggi sappiamo dare un peso, un valore ad ogni soglia di valore elevato della pressione.
Per tornare al nostro ragionamento avremmo dovuto imparare dalla prima fase dell'epidemia tutto ciò che erano le relazioni del coronavirus con l'ambiente, come si distribuiva, quali erano i fattori di rischio che ne determinavano l'espansione epidemica, per dar loro un peso specifico.
Conoscerlo voleva dire che a ciascuna delle nostre azioni di contenimento del virus doveva corrispondere un risultato auspicato. Non ho visto molte analisi ed infatti il momento critico che stiamo vivendo appare come una novità che noi non potevamo prevedere e che invece forse era prevedibile. In breve possiamo affermare che ancora a fine settembre scorso l'andamento dell'epidemia era contenuto ai valori più bassi della sua prima fase e gli ospedali non erano in sofferenza.
Cosa può essere successo, visto che dai primi di ottobre l'epidemia ha iniziato a crescere in maniera esponenziale? Roberto Battiston è un professore di fisica sperimentale e per un quadriennio (2014-18) ha presieduto l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI). In un report pubblicato sul Corriere della Sera del 24 ottobre Battiston formula un'ipotesi epidemiologica basata sulla osservazione e su una premessa. Solo un evento che abbia cambiato i comportamenti sociali di milioni di persone può cambiare da un giorno all'altro l'andamento dell'epidemia, come è successo ad ottobre. E questo evento deve essere accaduto una settimana prima del primo ottobre.
Dal 24 settembre tutte le scuole italiane sono state riaperte in tutte le loro funzioni. E questo evento ha messo in movimento quasi otto milioni di studenti. Abbiamo i dati della protezione civile ed in parte quelli del ministero dell'istruzione che ci aiutano a confermare questa ipotesi. Infatti fino ai primi di ottobre il ritmo dei contagi fra il personale docente è lo stesso di quello della popolazione italiana, mentre quello degli studenti è del 36% più elevato. Poi nel giro di una settimana il ritmo di crescita degli infetti fra gli studenti, il personale docente e non docente è stato per tutti più elevato che nel resto della popolazione. Poi il virus ha preso a correre più veloce per interessare tutto il Paese.
ANTONIO BARRACCA