"Carissimi Amici degli organi di informazione,

a voi affido questo mio messaggio perché possa pervenire alle tantissime persone che in questo mese hanno trepidato e pregato per me. Il 20 novembre in seguito a un ennesimo tampone a me, agli operatori e a tutti giovani in recupero presso la Comunità di S'Aspru, siamo risultati tutti positivi, eccetto due operatori. La positività è sempre un evento molto preoccupante e complesso ma lo è ancor di più in una realtà comunitaria dove convivono persone già ferite da forme di dipendenza e disagio.

Ci incoraggiava comunque il fatto che fossimo asintomatici e che quindi, ancor di più in isolamento in Comunità, rispettando la quarantena saremmo riusciti a debellare l'infezione. La sera dell'1 dicembre, con l'intervento del 118 sono stato portato al Pronto Soccorso di Sassari in ambulanza. Ho preso consapevolezza, lì, su una carrozzina, in un corridoio, che l'alieno stava già lavorando dentro di me e contro di me. Sono stato portato poi in una grande stanza e sistemato in un letto; mi è stato applicato il boccaglio dell'ossigeno in attesa di trovar posto in qualche reparto idoneo al caso.

In quella solitudine, in quel silenzio, con la lucidità che l'ossigeno ha prodotto nel cervello, ha preso spazio nei miei pensieri non solo la possibilità, ma la certezza di morire. Ho cominciato a dialogare con Dio e non so perché non gli chiedevo di lasciarmi vivo, ma di farmi degno di entrare in Paradiso, di perdonare ogni mio peccato, e di rendere forti i miei collaboratori per continuare la nostra missione. L'arrivo di una barella e il trasferimento nel reparto di Pneumatologia col frenetico intervento dei sanitari che hanno immediatamente inserito la mia testa nel "casco" ossigenato e ventilato, ho colto un ulteriore segno della gravità della mia situazione. La venuta del cappellano, il carissimo Don Paolo, e la mia richiesta di poter ricevere l'assoluzione sacramentale, è stato, a quel punto, il suggello che chiedevo a Dio.

Grazie ai medici

In attesa che da un momento all'altro mi portassero in Rianimazione, mi sono affidato pazientemente ai medici, agli infermieri, agli oss. Dopo 11 infiniti giorni il casco è stato sostituito dal boccaglio, mentre i valori rientravano nella norma. Questo mi ha fatto capire che Dio, nel frattempo, aveva cambiato programma: mi voleva vivo e dava tempi supplementari alla mia vita. Anche vivere il Natale in un reparto anti Covid, con nuovi poveri e io stesso povero, malato come loro e con il personale sanitario stremato ma indefesso, è stato per me francescano come vivere il Natale di San Francesco a Greccio al tempo della nostra pandemia. Se riconosco che Dio mi ha salvato dalla morte, con altrettanta certezza riconosco i suoi inviati speciali: il primario professor Piero Pirina e tutti i medici, infermieri, oss del Reparto di Pneumologia e il cappellano Don Paolo Mulas. Quanta professionalità, quanta immane fatica e quanto amore. Vi ringrazio per tutto e anche per non avermi in nessun modo privilegiato: ho visto ogni malato essere al centro della vostra missione. Grazie ai malati che con me hanno condiviso la permanenza in ospedale: ci siamo incoraggiati, aiutati, pazientemente sopportati, facendoci familiari stante la lontananza imposta ai parenti.

Il messaggio a Mattarella

Inoltre il mio grazie commosso è per tutti coloro che hanno elevato a Dio preghiere e suppliche per la mia salute, ma anche per i giovani e per gli operatori delle nostre Comunità. Intorno alla mia persona si è raccolto veramente un intero popolo: i miei frati, vescovi, sacerdoti, volontari, amici, persone sconosciute. Dio vi ha ascoltato: sono vivo. Ho una infinita gratitudine verso di Lui e il dovere di realizzare il grande insegnamento di questa esperienza: essere ancor di più vicino a Dio, ai poveri e anche a me stesso.

Il 29 dicembre sono stato dimesso dall'ospedale: nello stesso giorno il Presidente della Repubblica mi ha conferito la distinzione onorifica di Commendatore dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana". Ho inviato una lettera nella quale scrivo: «Lei capirà, signor Presidente, che la gioia di essere vivo e poter tornare a casa, ha superato l'imbarazzo e l'onore che Lei ha voluto dare alla mia persona. Le voglio anche dire che sono contento che questa distinzione onorifica Lei l'abbia attribuita al mio nome perché, come tante volte ho detto alla mia gente, il mio è un NOME AL PLURALE: Lei ha onorato i miei Frati, i Volontari della nostra Associazione Mondo X - Sardegna e una incredibile moltitudine di uomini e donne che in questi 40 anni hanno convissuto con me sulla frontiera della droga, dell'Aids e dell'emarginazione sociale in Sardegna. Io, da solo, non sarei stato capace: loro, con un impegno arduo e perseverante da Volontari o comunque da umili servitori dell'Uomo, hanno colorato di vita, di speranza e di progetti l'esistenza di tante persone ferite da vicende drammatiche. Lei ha onorato i responsabili e tutti coloro che con loro sono impegnati nel recupero dalle dipendenze in Sardegna: sono 9 le Associazioni che nell'Isola, formano con la nostra il Coordinamento delle Comunità Terapeutiche (CEAS); la Sua attenzione per la situazione delle dipendenze in Sardegna è in questo momento importantissima e provvidenziale. Troppo silenzio, troppa indifferenza e troppa rassegnazione su questo drammatico problema che il Coronavirus ha ulteriormente aggravato. E gli effetti sono un altissimo prezzo che pagano i giovani coinvolti nelle dipendenze ma anche coloro, che, sia nell'associazionismo privato che nel pubblico - gli operatori dei SERD - sono impegnati ogni giorno al loro fianco.

Signor Presidente, ho trascorso il Natale in un reparto anti Covid (dopo 39 vissuti con i tossicodipendenti), con nuovi poveri, e io, povero con loro, e con il personale sanitario strematissimo ma indefesso. Sento che Lei ha voluto onorare anche loro, malati e sanitari, e infondere tanto coraggio e speranza.

Grazie, Signor Presidente, e se e quando ci potremo incontrare, le chiedo di aggiungere al titolo di 'commendatore' anche quello di 'frate Salvatore': mi farà sentire ancora più a mio agio col mio padre San Francesco!".

(...) Dio ci doni un Anno Nuovo ricco di pace, di fratellanza, di solidarietà e senza più pandemia.

Fra Salvatore Morittu

Associazione Mondo X - Sardegna
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