I mancati controlli incrociati prima dell’erogazione del sussidio sono alla base della maxi truffa sul reddito di cittadinanza portata alla luce dalla Squadra Mobile della Questura di Cagliari.

Gli stranieri infatti, appena arrivati in Italia - spesso e volentieri tramite imbarcazioni di fortuna lungo la tratta Algeria-Sardegna – si recavano prima ai Caf per presentare domanda per il sussidio e solo dopo all’ufficio immigrazione per richiedere il permesso di soggiorno.

“La domanda – spiega il dirigente della Squadra Mobile Fabrizio Mustaro – è basata su un’autocertificazione e sia i Caf che l’Inps, che riceve l’istanza, non hanno la possibilità di verificare che i potenziali beneficiari abbiano i requisiti autocertificati”.

Anche per questo, sottolinea, “il nostro lavoro, durato, 8 mesi, è stato immenso e su una quantità di documenti abnormi che hanno impiegato a lungo gli agenti”.

A maggio la prima tranche di denunce, 140, ora gli altri 300 e le verifiche sulle posizioni di ulteriori 200 persone. Il timore è che si tratti solo della punta di un iceberg.

Sono emersi anche alcuni casi particolari: migranti sbarcati in Sardegna che hanno chiesto il sussidio e sono rientrati nel proprio Paese con la card su cui mensilmente venivano erogati i soldi; discendenti di italiani emigrati nel Sud America che hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza italiana, presentato la domanda per ottenere il reddito e subito tornati dall’altra parte dell’Oceano, ottenendo così il beneficio pur in assenza di un requisito fondamentale come la residenza.

Proprio in questi casi limite sarà molto difficile notificare il decreto penale, così come recuperare le somme illecitamente percepite, perché si tratta di soggetti o irreperibili o nullatenenti, senza considerare che in alcuni casi gli accordi bilaterali internazionali magari non prevedono la procedibilità dell’azione penale.

Una truffa che dal 2019 ha sottratto dalle casse dello Stato la bellezza di 8 milioni di euro, una media di 600 euro al mese a testa: gli indagati autocertificavano falsamente di essere residenti in Italia da almeno 10 anni o di avere un permesso di soggiorno di lungo periodo.

(Unioneonline/L)

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L’intervista al dirigente della Mobile di Cagliari (Video di M.Vercelli):

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