Se lo diventerà, come ne è certa la Chiesa cagliaritana, sarà beata e poi santa grazie anche a quelli che oggi si definirebbero "tweet". Perché Simonetta Tronci è stata profetica anche in questo: ha capito, con quell'anticipo che solo in pochi sanno avvertire, che la fede passa anche e soprattutto attraverso poche e semplici parole, racchiuse in un diario che è il suo limpido testamento spirituale. Bella e intelligente, sportiva, innamorata della vita, esuberante e ricca di progetti, questa ragazza cagliaritana, morta nel 1984 a neanche 24 anni di età, aveva tutte le qualità per sfondare. Ma «Bibbia nello zaino e chitarra in spalla», come si legge in una sua biografia, saranno i soli punti cardinali di una vita esemplare e, fuori da una logica evangelica, illogica e sconcertante.

Nella Cattedrale si è chiusa quella che, nel freddo lessico giuridico, viene definita "Inchiesta diocesana per la beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Simonetta Tronci", iniziata il 18 agosto del 2003 a vent'anni, o poco meno, dalla sua morte. Ai piedi del maestoso altare maggiore del Duomo, sopra un tavolino sono stati sistemati tre grandi faldoni contenenti atti, documenti, testimonianze che - dal 2003 fino a oggi - sono stati raccolti e ordinati per certificare l'eroicità delle virtù e la santità di questa ragazza cagliaritana.
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