Il documento è segreto. Chiuso nelle potenti stanze del Palazzaccio di Milano, sezione fallimentare del Tribunale. Atti giudiziari blindati come non mai per riservare il contenuto delle 171 pagine all'udienza fissata per il 15 aprile prossimo. Da decidere c'è l'accettazione della proposta di concordato o il baratro del fallimento per la Moby e la Cin, l'ex Tirrenia. Proroghe dopo proroghe, alla fine Onorato & company hanno depositato ai giudici del "de profundis" societario un malloppo di carte che da sole sono il copione di una serie televisiva con il patron di Mascalzone Latino protagonista assoluto. Gli spifferi e i rumors hanno fatto trapelare ipotesi di conti economici, debiti e proposte per risanare la montagna di denaro che i creditori aspettano da anni. Quando l'ora dell'anniversario della tragedia della Moby Prince è passata da pochissimo, i terminali informatici premono l'invio in terra sarda di un contenuto esplosivo: il piano del concordato della società di Onorato e figli.

Spese da mille e una notte

Le carte di cui siamo entrati in possesso fanno nomi e cognomi, analizzano ogni flusso di denaro, le giustificazioni e le eventuali responsabilità di quelle spese da mille e una notte. Nel malloppo trasmesso digitalmente al Tribunale di Milano il numero di protocollo è un codice alfanumerico: d6f429. Lì dentro c'è di tutto e di più: un libro aperto, non a caso tenuto segreto, sugli affari degli ultimi anni in casa Onorato. Pubblichiamo oggi il capitolo 11.2.5. Una vera e propria confessione finanziaria che emerge dai conti societari e resa ai giudici dagli avvocati del celebratissimo studio internazionale Gianni & Origoni. Firma il sigillo per il Tribunale Achille Onorato, amministratore delegato, uno dei due rampolli della dinasty Moby.

Meritevoli di attenzione

Il titolo del paragrafo di cui ci occupiamo è già di per sé un invito a nozze: «I trasferimenti di denaro meritevoli di attenzione». Non sappiamo se i Giudici del Tribunale fallimentare abbiano già esaminato quest'avvincente performance finanziaria del gruppo Moby, ma è altrettanto certo che il fascicolo con queste obbligatorie ammissioni potrebbe raggiungere altri lidi oltre il Tribunale Civile. Spese che finiscono sotto i riflettori dei giudici con una formula edulcorata ma esplicita nella sostanza. Altro che spese "meritevoli di attenzione" come le definiscono gli avvocati. Quello che emerge dall'esame dei documenti è un vero e proprio scandalo a molti zeri. Per la prima volta compare un documento ufficiale dove emerge un fiume di denaro destinato a soggetti direttamente connessi alla politica e a strutture organizzative immediatamente riconducibili a forze politiche impegnate nel governo del Paese. Gli avvocati le presentano in un forbito linguaggio da principi del Foro: «Da ultimo, si portano all'attenzione di codesto Ill.mo Tribunale, nonché del ceto creditorio tutto, taluni ulteriori trasferimenti di denaro effettuati da Moby in favore di diversi soggetti esterni al Gruppo e non classificabili tra le parti correlate».

Soldi senza nome

Nemmeno loro riescono ad inquadrarle in uno schema di bilancio e si «limitano» a definire quei «trasferimenti meritevoli di attenzione». L'elenco è lunghissimo e corposo, sia per quanto riguarda i soldi sonanti dispensati a piene mani di qua e di là, sia per i ruoli e i legami dei soggetti che ricevono i denari.

Il botto di Grillo & C.

L'elenco si apre con il botto: ««versamento in favore di Beppe Grillo S.r.l., in relazione a un accordo avente finalità pubblicitarie, per un corrispettivo annuo pari ad Euro 120.000, della durata di due anni». La sfera pentastellata cresce di denari e di funzioni, dal blog del patron dei cinque stelle al figlio del cofondatore del Movimento. Il secondo versamento nell'elenco trasmesso al Tribunale fallimentare è «a favore di Casaleggio Associati S.r.l., in relazione a un contratto avente lo scopo di sensibilizzare le Istituzioni sul tema dei marittimi, per un corrispettivo annuo pari ad Euro 600.000 circa, oltre a eventuali "goal fees" legate al raggiungimento anticipato degli obiettivi contrattuali, della durata di due anni (risolto consensualmente a decorrere dal 1° marzo 2020)».

Il "Sensibilizzatore"

Resta da capire quali metodi e quali strumenti il rampollo Casaleggio abbia messo in campo per "sensibilizzare" le istituzioni. Appare inspiegabile per quale motivo al "Davide stellare" gli sia stato affidato il compito di "sensibilizzare" le istituzioni. A questo si aggiunge che l'incarico al gestore della piattaforma dei Cinque Stelle è "giustificato" grazie ad «un rapporto ultradecennale, con una delle società leader nel settore del web marketing and selling». Come se le istituzioni richiamate nella giustificazione si dovessero "sensibilizzare" con un'operazione di web marketing. L'orbita stellare, però, non è l'unica a beneficiare di "trasferimenti" di denaro dalle casse societarie della Moby.

Soldi alla politica

Nella "confessione" ai Giudici fallimentari vengono richiamati traserimenti in favore di partiti politici, per complessivi Euro 400.000 circa nell'arco di tempo considerato. Soldi alla politica, senza un perchè dichiarato. Di certo non si possono mettere in relazione questi denari con le tante concessioni rese in questi anni alla compagnia di navigazione ma di certo resta aperto il capitolo "opportunità" e "trasparenza". A tutto questo si aggiunge che questa prolifica cascata di denaro arriva da una società che sta navigando tra la vita e la morte, tra il concordato preventivo e il fallimento. Le spese "meritevoli di attenzioni", come le definiscono i legali, passano dalla politica al paradiso dorato della Costa Smeralda. E' qui che si apre un ulteriore capitolo da mille e una notte. Nonostante la società stesse navigando in acque agitate il patron preleva dai conti della Moby i denari sufficienti per comprarsi una delle ville più chic del jet set smeraldino.

La villa di Moby

Nei conti di Moby finisce, infatti, «l'acquisto e la successiva ristrutturazione (per un corrispettivo complessivo di Euro 4,5 milioni) dell'immobile denominato "Villa Lilium", sito nel Comune di Arzachena, località Porto Cervo». Una villa sul mare che nelle dichiarazioni rese al Tribunale diventa «edificio di rappresentanza nel nord della Sardegna (la Regione i cui collegamenti rappresentano la fonte principale dei ricavi di Moby), per scopi aziendali quali l'organizzazione di riunioni e ricevimenti con i più importanti clienti della Società». Non sappiamo quanto i giudici possano dar credito a questa affermazione ma è fin troppo chiaro che il lusso sfrenato era il leitmotiv del management, nonostante il profondo rosso della Compagnia. I vertici di Moby non erano parsimoniosi nemmeno nelle spese di spostamento:«Per il noleggio e il conseguente riscatto di diverse autovetture di lusso, complessivi Euro 600.000 circa». Nel parterre di spese da "grandeur" non potevano mancare i gioielli da magnate del lusso.

Il gioiello da 50.000 euro

Con i soldi della Moby, molti provenienti dalla Cin-Tirrenia finanziata di fatto con soldi pubblici, si è arrivati a comprare «un omaggio del valore di Euro 50.000 relativo a gioielli destinati a Erika Pollak, vedova di Alf Pollak e madrina del varo della nave a quest'ultimo intitolata». I debiti crescevano a dismisura, i creditori cominciavano a batter cassa, dalle banche agli obbligazionisti del bond da 300 milioni, e i vertici della Moby non potevano fare di meglio che "investire" la bellezza di 50 mila euro di gioielli per omaggiare la vedova di un tour operator che si sarebbe, in vita, sperticato per far ottenere prenotazioni tedesche a favore della compagnia di Mascalzone Latino. Denari alla politica, ville hollywoodiane, auto di lusso e gioielli. Il dossier segreto sul "denaro meritevole di attenzioni" è solo agli inizi. Moby & Tirrenia sempre più in acque agitate, in un mare finanziario in piena tempesta.

Mauro Pili
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