Zero nuovi contagi e zero nuove vittime per il coronavirus in Sardegna: è la buona notizia diffusa dall'ultimo bollettino (LEGGI) sull'emergenza Covid nell'Isola.

Ma mentre si pensa, alla luce dei dati positivi, a come ripartire del tutto dopo il lockdown, infuria la polemica tra Comuni e Regione.

Nel mirino dell'Anci regionale, l'associazione che riunisce le amministrazioni comunali, le ordinanze del governatore Christian Solinas, che - nelle parole del presidente Emiliano Deiana - avrebbero scaricato sui Comuni la responsabilità della Fase 2.

"Nell'ultima ordinanza il presidente della Regione utilizza l'indice R(t) medio regionale di 0,48 e cita protocolli Inail approvati il 12 maggio e ha fatto bene". Ma, ha sottolineato Deiana, si tratta di due riferimenti che "non erano nella disponibilità dei sindaci né il 2 maggio né il l'8 maggio". Infatti, "l'R(t) non calcolabile non significava minore di 0,5 e i protocolli Inail non c''erano ancora".

Secondo Deiana, dunque, non esistevano gli estremi per aprire l'11 maggio come previsto nella precedente ordinanza del governatore.

Insomma, secondo Anci, in questi dieci giorni "i sindaci hanno agito dentro un sistema di 'guerra' per interposta persona fra Stato e Regione per una settimana di differenza sulla parziale riapertura delle attività dopo la serrata di marzo. I Comuni erano (e sono) l'anello debole, insieme agli esercenti, di tutta la catena, e su di loro è stata scaricata una responsabilità impropria in un momento delicato come quello della ripartenza".

(Unioneonline/l.f.)

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