Sono stati tutti rinviati a giudizio – tranne due minori per i quali è stata concessa la messa alla prova – gli indagati dalla Digos della questura di Cagliari nell’ambito dell’inchiesta sui disordini avvenuti nel corso di alcune manifestazioni contro le basi militari in Sardegna.

Si tratta di 43 persone nei confronti delle quali il giudice per l’udienza preliminare del tribunale del capoluogo ha disposto che venga celebrato il processo, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Guido Pani.

Per cinque di queste la Direzione distrettuale anti-terrorismo ipotizza una presunta associazione eversiva a carattere anarco-insurrezionalista. Secondo l’accusa, avrebbero avuto anche contatti con i gruppi No Tav.

Tra le manifestazioni finite nel mirino degli inquirenti ci sono quelle avvenute davanti al poligono di Capo Frasca, Salto di Quirra e Decimomannu, tra il 2014 e il 2017, ma anche episodi di imbrattamento e danneggiamento con scritte su beni delle Poste Italiane, istituti di credito, Tirrenia e della Rwm, la fabbrica di armamenti di Domusnovas che negli ultimi anni è al centro di varie polemiche per le armi vendute in Medio Oriente.

I reati più gravi contestati dal pm Pani riguardano i cagliaritani Roberto Bonadeo e Valentina Maoret, 33 e 37 anni, ritenuti i promotori di "un'associazione con finalità di terrorismo o eversione dell'ordine democratico che si propone il compito gli atti di violenza", mentre lo stesso reato - anche se non vengono ritenuti organizzatori - viene ipotizzato per i sardi Gianluca Berutti (40 anni), Marco Desogus (26) e Davide Serra (27). A difendere buona parte dei 45 imputati ci sono gli avvocati Carlo Monaldi, Albertina Zanda e Marcella Cabras.

Il processo inizierà il 6 dicembre in Corte d'assise a Cagliari. 

(Unioneonline/s.s.)

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