Proteste contro le basi militari, chiesto il rinvio a giudizio per 45 manifestanti
Alcuni indagati sono accusati di terrorismoÈ stata fissata al prossimo 27 gennaio l'udienza preliminare del processo nato dall'inchiesta della Direzione distrettuale antiterrorismo (DdaT) sulle manifestazioni contro le basi militari in Sardegna organizzate tra il 2014 e il 2017. Cinque cagliaritani, due dei quali ritenuti organizzatori di violente contestazioni, sono accusati di associazione con finalità di terrorismo o eversione all'ordine democratico, mentre altri quaranta manifestanti sono finiti nei guai per danneggiamenti, resistenza, lesioni, imbrattamento, partecipazione a manifestazione non autorizzata e altri reati minori.
Il sostituto procuratore Guido Pani ha dunque chiesto il rinvio a giudizio al termine delle indagini della Digos della Questura di Cagliari, ipotizzando che i vertici della presunta associazione eversiva - definita dalla DdaT di stampo anarco-insurrezionalista - avessero anche contatti con i gruppi No Tav. Tra le manifestazioni finite nel mirino degli investigatori ci sono quelle avvenute davanti al poligono di Capo Frasca, Salto di Quirra, Decimomannu, tra il 2014 e il 2017, ma anche episodi di imbrattamento e danneggiamento con scritte su beni delle Poste Italiane, istituti di credito, Tirrenia e della Rwm, la fabbrica di armamenti di Domusnovas finita negli ultimi anni al centro delle polemiche per le armi vendute in Medio Oriente.
I reati più gravi vengono contestati dal pm Pani ai cagliaritani Roberto Bonadeo e Valentina Maoret, 33 e 37 anni, ritenuti i promotori di «un'associazione con finalità di terrorismo o eversione dell'ordine democratico che si propone il compito gli atti di violenza», mentre lo stesso reato - anche se non vengono ritenuti organizzatori - viene ipotizzato anche per i sardi Gianluca Berutti (40 anni), Marco Desogus (26) e Davide Serra (27).
A difendere buona parte dei 45 indagati ci sono gli avvocati Carlo Monaldi, Albertina Zanda e Marcella Cabras. «I soggetti colpiti dal teorema accusatorio della Direzione distrettuale antiterrorismo», si legge in una nota dell'associazione Libertade, che esprime solidarietà agli indagati, «sono appartenenti a svariate aree politiche, ma tutti accumunati da un'attività politica legittima, pacifica e meritoria per porre fine alle attività di addestramento militare e sperimentazione bellica in Sardegna».
(Unioneonline/F)