In Sardegna, la voce di protesta risuona forte: stamattina oltre mille bandiere rosse della Cgil hanno riempito piazza Garibaldi a Cagliari, accompagnate dal suono dei tamburini di Gavoi e dalla classica “Bella ciao” in sottofondo. Da ogni angolo dell’Isola, i manifestanti si sono riuniti per denunciare la manovra economica del governo Meloni, accusata di colpire i pensionati. Una battaglia che il sindacato nazionale ha scelto combattere in tutta Italia, fino al 31 ottobre.

Con un terzo della popolazione sarda composta da pensionati, la questione è critica: «Questo 36% paga le tasse e sostiene il Paese, eppure vengono tagliati welfare e sanità», denuncia Giacomo Migheli, segretario regionale dello Spi Cgil. La situazione è ancora più drammatica per chi percepisce pensioni da circa 600 euro al mese, cifra aumentata di appena tre euro, una «vergogna, un’offesa alla dignità», aggiunge Migheli.

Stefano Cecconi, segretario nazionale Spi Cgil, ribadisce: «Questa è la protesta di chi reclama diritti e rispetto. Queste persone hanno lavorato per anni versando onestamente i contributi, e ora chiedono pensioni dignitose e una sanità pubblica funzionante, non solo per chi può permetterselo. La salute non è una merce: chi ha bisogno di cure deve poterle ricevere a casa propria, se lo desidera. Non si può tornare indietro su queste conquiste».

Per il sindacato la lotta continua: è una battaglia di dignità, di giustizia sociale e di difesa dei diritti conquistati.

Nel video l’intervista a Stefano Cecconi, segretario nazionale Spi Cgil.

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