Ricorsi e querele. C’è una guerra dentro l’Ordine dei medici della provincia di Cagliari. Lo scontro si consuma sui bilanci degli ultimi anni e sulle modalità di approvazione. Da una parte ci sono i rappresentanti dell’ente, che rivendicano trasparenza e correttezza delle operazioni. Dall’altra un gruppo di qualche decina di medici – un’ottantina, pare – che ha deciso di costituire una fronda di contestazione che pianta le radici nell’epoca della pandemia. Tutto nasce allora, quando a un gruppo di loro era stato negato il diritto di voto a un’assemblea dell’ente perché sprovvisti di green pass rafforzato. Quello, per chi avesse rimosso, che possedeva solo chi avesse ricevuto tutte le dosi di vaccino previste. I medici ribelli le avevano rifiutate, perché no vax. O non avevano accettato di esibire il documento, se l’avevano, il giorno del voto sulla contabilità dell’ente. Che si trova costretto a fare i conti con il long Covid e i postumi di una malattia che ha lasciato ferite aperte, e a quanto pare insanabili, nel corpo di un'intera categoria: quella di chi il virus lo ha combattuto.

Il ricorso

La vicenda emerge da un atto interlocutorio depositato davanti al Tar della Sardegna. I giudici amministrativi sono stati chiamati a pronunciarsi sul ricorso presentato da 18 medici isolani, supportati anche da un’associazione, per l’annullamento del “procedimento di approvazione del rendiconto consuntivo 2021 dell'Ordine dei medici, della delibera adottata, del verbale dell’assemblea» ma anche «della delibera sul bilancio previsionale 2023 approvata durante l'assemblea del 14 dicembre 2022». Impugnati, quindi, tutti gli atti contabili dell’ente che riunisce i camici, adottati da quando il virus ha iniziato ad arretrare. Per tanti quel periodo è solo un brutto ricordo. Per i ricorrenti no. Tanto che in questa fine 2023 portano ancora avanti la loro battaglia.

Il Green pass

I motivi del ricorso sono vari. Alla riunione del 26 aprile 2022 «i documenti sottesi al rendiconto non sono stati messi a disposizione dei partecipanti». Inoltre, sostengono, «non sono stati convocati tutti i componenti l’assemblea e non è stata effettuata la registrazione dei partecipanti». Si è votato per alzata di mano. Ma, soprattutto, «vi è stata una violazione delle prerogative del diritto di voto in capo ai membri dell’assemblea convocati, ma non in possesso del Green pass rafforzato, che non sono stati fatti accedere alla sala». Erano 14. E l’atto era stato approvato con 73 voti a favore e 70 contrari. Secondo i ricorrenti in quella fase la “carta verde” non era più obbligatoria.

La risposta dell’ente

Di diverso avviso chi l’ordine lo rappresenta: «Abbiamo sempre agito nel pieno rispetto delle regole», assicura il presidente Emilio Montaldo. Preferisce non aggiungere altro. Perché oltre al ricorso amministrativo pende anche una querela di falso, che il Tar attende di acquisire per capirne la rilevanza e arrivare alla sentenza. L’avvocato dell’ente, Gianmarco Tavolacci, ha già depositato le difese: il Green pass, sostiene, era obbligatorio per partecipare a convegni e assemblee. E respinge tutti gli argomenti del ricorso. Sostenuto, invece, dalla collega Isabella Loiodice: il nome della professionista appare in una lista di sostenitori del registro delle morti per reazioni avverse al vaccino. 

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