Si sono ripresentati a piccoli gruppetti, qualcuno da solo, per riuscire a recuperare i loro vestiti, le valigie, gli oggetti più cari che non volevano abbandonare nella casa-ghetto di via Riva Di Ponente dove per anni hanno vissuto dopo averla occupata in momenti diversi.
I migranti sono stati costretti ad allontanarsi in fretta e furia dell’edificio incendiato da uno di loro, l’altra mattina poco dopo le sei, durante un bisticcio con un altro straniero. Sono riusciti ad entrare nelle camere sotto la stretta sorveglianza di polizia e carabinieri, mentre i vigili del fuoco stavano completando la bonifica e mettendo in sicurezza le aree aggredite dalle fiamme. 
Intanto la Regione, proprietaria dello stabile, ha iniziato a sigillare le finestre e le porte per evitare nuove occupazioni. Un intervento che sarà completato solo dopo il recupero definitivo degli effetti personali da parte dei ragazzi. 
Invivibili le condizioni in cui quaranta e spesso più migranti vivevano nel caseggiato di via Riva Di Ponente. 
Intanto la prefettura si sta occupando della sistemazione dei ragazzi. In strutture del Comune e nei Cas sono stati ospitati 15 dei 30 migranti che occupavano lo stabile distrutto nell'incendio. Dodici di loro, con il permesso di soggiorno in regola sono stati ospitati in strutture di pertinenza comunale, altri tre regolari richiedenti protezione internazionale sono stati condotti nei Centri di accoglienza straordinari gestiti dalla Prefettura.
Diversa la situazione per gli irregolari: tre sono stati accompagnati al Cpr per essere rimpatriati nel Paese d'origine mentre ad altri 12 è stato consegnato il il foglio di via per lasciare il territorio italiano entro sette giorni.

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