Entrato il 30 maggio all'ospedale Brotzu per una "emottisi", cioè la fuoriuscita di sangue dalle vie respiratorie, il 41enne cagliaritano Gianluca Noli resta ospite del presidio sanitario sino al 28 giugno, quando viene dimesso e rientra a casa.

Ma la situazione non migliora. L'uomo segue una terapia specifica a base di antibiotici che tuttavia, secondo quanto riferito in seguito dalla famiglia, non produce i cambiamenti sperati. Anzi: le sue condizioni peggiorano fino a raggiungere un punto di non ritorno. Noli muore il 23 luglio. Perché?

L'INCHIESTA - Scoprirlo ora spetta alla Procura della Repubblica, alla quale si è rivolta Maria Bonaria Sarritzu, madre della vittima, attraverso un esposto preparato dall'avvocato Ignazio Ballai.

Nel documento, depositato la scorsa settimana, si chiedeva all'autorità giudiziaria di eseguire "l'autopsia" e gli "opportuni accertamenti" investigativi e di valutare poi "le eventuali responsabilità" nella disgrazia. L'inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Maria Virginia Boi, che ha aperto un fascicolo al momento contro ignoti (non ci sono indagati). L'ipotesi di reato è l'omicidio colposo. L'esame necroscopico è stato affidato al medico legale Matteo Nioi, che ha proceduto alle analisi lunedì pomeriggio.

Ancora non se ne conosce l'esito, ma è presumibile serva ulteriore tempo per consentire di portare a termine altri approfondimenti che chiariscano cosa realmente possa essere accaduto e se davvero nella disgrazia siano ravvisabili profili di responsabilità penale a carico di qualcuno.

LA TERAPIA - Le quattro pagine presentate alla magistratura inquirente dall'avvocato Ballai illustrano le tappe della breve quanto drammatica vicenda. Il legale comincia il resoconto partendo dal 30 maggio, data nella quale la vittima fa il suo ingresso in ospedale, reparto di Medicina di urgenza, per quelle perdite di sangue preoccupanti che la famiglia non capisce da dove possano derivare.

Da alcuni giorni Gianluca Noli, è scritto nel documento, ha la febbre e una "tosse stizzosa" cioè secca. La temperatura corporea resta elevata sino al 13 giugno, e durante quel periodo di degenza il paziente segue una terapia antibiotica: fino al 5 con due medicinali (ceftriaxone e levofloxacina), fino al 24 con un terzo (gentamicina) e sino al 28 con un quarto (vancomicina).

Intanto a partire dal 15 gli viene prescritto anche un quinto farmaco (lo xarelto) per la presenza di un'asserita "embolia polmonare".

LE DIMISSIONI - Terminata la terapia antibiotica Noli viene dimesso "nonostante le perplessità della famiglia", sottolinea l'avvocato. È probabile che le sue condizioni sembrino migliori, almeno all'apparenza, così l'uomo torna a casa.

In ogni caso gli viene prescritta una cura a base di tre farmaci: l'augmentin e ancora la levofloxacina e lo xarelto. Ma il 2 luglio (così sostiene la madre) il 41enne "lamenta" problemi che la famiglia ritiene in qualche modo legati all'uso degli antibiotici. A quel punto il medico sospende l'uso di augmentin e levofloxacina, che sostituisce con moxifloxacina e rocefin, e lascia invariato l'uso dello xarelto.

LA MORTE - Eppure secondo la famiglia la situazione non sarebbe migliorata.

Anzi: il 41enne comincia a soffrire di "numerose emorragie". Il 9 luglio in ospedale si "ordina" a Noli "di proseguire con rocefin per altri sette giorni e non si aggiusta la dose giornaliera di xarelto". Il 23 luglio, "circa venti giorni dopo il manifestarsi dei primi effetti collaterali", l'uomo muore a casa. Il 41enne aveva espresso il desiderio di essere cremato e la salma era stata tenuta nella cella frigorifera del cimitero di San Michele.

Poi l'esposto ha spinto la Procura a far eseguire l'autopsia. Dai suoi esiti potrebbe dipendere in gran parte l'esito dell'indagine.

Andrea Manunza

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