«Dove posso acquistare lo spray al peperoncino a Cagliari? Lo posso usare? Ma è legale?». Queste alcune delle domande più frequenti nella community whatsapp “Supporto ANTI MOLESTIA”, nata meno di 24 ore fa ma già frequentata da circa 1000 ragazze. Maniaci, violenze e segnalazioni in città non fanno più dormire sogni tranquilli. Ecco che la risposta “fai da te” arriva dai social. Basta un click e dopo un controllo del profilo da parte degli amministratori si è dentro. 13 i sottogruppi disponibili, ognuno dedicato a una zona diversa del capoluogo o a una necessità particolare: c’è quello “San Benedetto”, “Matteotti” o “Cittadella”. Tra le sezioni anche quella per segnalare la “gente molesta”.

Un luogo dove chiedere aiuto, scambiarsi informazioni e consigli per affrontare “il mondo esterno”, fuori dalle mura di casa. E poco importa che sia virtuale: è “vivo” più che mai. Un tam-tam sulle chat, il passaparola, un link inoltrato alle colleghe dell’università, alle compagne di classe, alle amiche di sempre. E così in pochi minuti i nuovi login si moltiplicano, i messaggi aumentano. C’è chi chiede compagnia per il ritorno dalla sala pesi, perché «sono sola, se qualcuno fa la mia stessa strada e si vuole unire, ci sono». Tanti poi i messaggi e le indicazioni per acquistare lo spray urticante «per autodifesa. Ma siamo sicuri che si possa usare?», chiede un utente. «Io lo compro e se serve lo uso, ma stiamo scherzando?», risponde un’altra. Il concetto è semplice: unire le forze per “combattere” un nemico imprevedibile, sempre nuovo, che attacca all’improvviso. Come il maniaco incappucciato di Pirri, che la scorsa domenica ha aggredito una giovane nei pressi della discoteca in via Newton. Affollato anche il gruppo “Segnalazioni/identikit/info importanti”, per scambiarsi ogni dettaglio utile al riconoscimento dei vari individui che da tempo (anni, stando alle denunce fatte) popolano i quartieri dell’hinterland cagliaritano, seminando ansie, paura, insicurezza e – di conseguenza – limitando la libertà di chi vorrebbe uscire senza troppi pensieri. «Era un ragazzo sul metro e 70, con giacca e felpa nera, si è avvicinato a delle ragazze, le ha inseguite e le ha minacciate, fate attenzione», avvisa Erika (nome di fantasia). «A che ora?», replica subito un utente. «Erano quasi le 2».

Un’iniziativa, quella della community, che testimonia la necessità, dei giovanissimi e non, di sentirsi parte di un gruppo più grande, capace di dare protezione. Che non li faccia sentire soli, anche quando – dopo una serata o una pizza con gli amici – devono rientrare in macchina ed è tardi, o quando il pullman non arriva, e la fermata è deserta. Tra i rischi possibili però, anche quello che i malintenzionati entrino dei gruppi, avendo sempre a disposizione non solo le foto delle possibili vittime, ma anche i dettagli dei loro spostamenti in tempo reale. Un’arma a doppio taglio da gestire con intelligenza. Ma è pur sempre un buon inizio.

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