«Io non rinuncio alla mia libertà. Quello che è successo mi imbarazza, mi strazia. Ma non per questo rimarrò in casa, senza vivere e senza  – soprattutto – denunciare». Le parole, pronunciate con fermezza, sono quelle di F.S., la ventisettenne di Settimo San Pietro che domenica all’alba è stata molestata da un maniaco incappucciato a Pirri, nei pressi di via Newton. Il tragico episodio è stato poi raccontato e condiviso sui social, con un post Facebook. «Ma i dettagli sono tanti e voglio raccontare con precisione com’è andata quella notte», anticipa la ragazza. L’aggressione è avvenuta dopo una serata in discoteca. «Eravamo dai “caddozzoni” che ci sono davanti al locale. Nonostante fossero le 6 del mattino, c’erano tantissimi ragazzi che come me e le mie amiche avevano trascorso la notte nel club. Sembrava una situazione tranquilla, il luogo non era deserto», sottolinea la giovane. Ma poi arriva il momento di tornare a casa e raggiungere la macchina, lasciata poco distante «nel parcheggio vicino alle scuole superiori, al Marconi».

Così il gruppo si allontana e percorre a piedi via Pisano, che costeggia un campo incolto e l’ospizio comunale. «Loro camminavano a qualche passo da me, mi facevano male i piedi ed ero un po’ più lenta. A un certo punto – continua – si sono girate per assicurarsi che fossi ancora lì. E non hanno visto nessuno. Tempo qualche secondo, mi sono voltata anch’io. È stato allora che ho visto lui: l’uomo incappucciato». A separarlo dalle ragazze una manciata di metri e le luci fioche del mattino. Poco dopo «con uno scatto fulmineo, me lo sono ritrovato alle spalle. Non ricordo nulla di lui, so solo che era alto, vestito tutto di nero. Il volto irriconoscibile perché guardava verso il basso. Non so neanche se avesse dei guanti: aveva le mani nere ma magari mi sbaglio, non sono riuscita a vedergli i palmi. Non ha perso tempo: mi ha infilato le mani tra le gambe e ha premuto. L’intimo ha fatto un po’ di resistenza ma le sue mani sporche erano lì, su di me». 

Neanche il tempo di capire cosa stese succedendo che «ho iniziato a urlare. Lui allora – così come è arrivato, in modo silenzioso e rapido – se ne è andato. Si è rifugiato in un canneto. E da lì, sapendo di essere coperto dalle fronde, ha continuato a seguirci, camminando tra la vegetazione. Riuscivamo a vederlo mentre ci fissava, è stato orribile». Immediata la telefonata al 112, con «le Forze dell’ordine che sono rimaste al telefono con me sino a che non ho messo piede in macchina. Poi sono scappata a casa. So che poi sono arrivati sul posto successivamente, hanno perlustrato la zona con le torce».

Dopo il grande spavento arriva anche la denuncia sui social. «Ho scritto tutto su Facebook, poi ieri ho formalizzato la denuncia», puntualizza la ventisettenne. Grazie alle condivisioni sono arrivati anche i primi feedback, con due ragazze che «mi hanno raccontato di aver avuto la stessa esperienza, con la stessa persona, quella mattina. Quindi non sono stata l’unica». Di quella domenica mattina all’alba rimane lo spavento e un forte senso di vergogna. «Sono una persona forte, non mi lascio intimorire. Ma questo non cambia le cose. Quello che è successo è allucinante, spero che il colpevole venga presto individuato».

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