Ascolta la radio tutti i giorni. E la tv, anche se ormai ha perso completamente la vista. Però segue sempre il telegiornale. E non ha mai rinunciato neanche una volta a votare.

"Lo ha fatto anche domenica scorsa per le suppletive e sapeva bene a chi dare la sua preferenza. Le piace restare informata ed è molto curiosa". E poi c'è il telefono, il suo unico contatto con chi sta dall'altra parte, oltre quelle quattro mura, nel mondo esterno di cui lei non ricorda più quasi nulla.

IN OSPEDALE DA 65 ANNI - Sì, perché da 65 anni questa donna originaria di un paesino dell'interno dell'Isola vive rinchiusa nel suo personale castello, il reparto per hanseniani dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, uno dei quattro centri italiani di riferimento per la cura della lebbra. La chiameremo Teresa, in ricordo della suora premio Nobel per la pace che dedicò la sua vita a chi soffre del suo stesso male e a cui lei, ogni giorno, dedica una preghiera. Teresa aveva 17 anni quando è entrata per la prima volta in ospedale, era poco più che una bambina. E da quel giorno non ha mai più messo il naso fuori dal suo rifugio. Non l'ha mai voluto lasciare, neanche per una breve passeggiata. Perché solo lì dentro si sente al sicuro, protetta dagli sguardi di chi non capirebbe. Ha detto «no grazie» anche quando a Cagliari è arrivato papa Francesco e i medici le hanno proposto di incontrarlo. Troppa paura. E oggi che di candeline ne ha spente 82, è rimasta l'unica ricoverata del reparto. I suoi compagni di viaggio, con cui ha condiviso sofferenze e chiacchiere, risate e pianti, sono morti uno dopo l'altro mentre le stagioni si alternavano sempre uguali.

IL RACCONTO - "Il momento più difficile per lei è stato quando, una ventina di anni fa, è scomparsa la sua compagna di stanza con cui ormai viveva in simbiosi. Poi per fortuna si è ripresa e oggi è ancora con noi". A farci entrare nel mondo segreto di Teresa è Donatella Caddeo, dermatologa, da 31 anni responsabile del reparto hanseniani del Santissima Trinità.

"Quando sono arrivata con lei c'erano anche altri quattro pazienti cronici ma tutti ormai abbastanza anziani".

Niente in confronto a quando, nel primo dopoguerra, la struttura ospitava decine di malati gravi. "La lebbra è una malattia che colpisce nei paesi poveri e la Sardegna in quegli anni era molto povera".

Soprattutto all'epoca non c'era cura. "La terapia antibiotica è stata scoperta negli anni '80, prima i malati venivano isolati per la paura del contagio nonostante sia molto difficile e raro, contrariamente a quanto si crede".

Paura che oggi non avrebbe senso di esistere, visto che Teresa e tutti i pazienti sottoposti a profilassi non sono più contagiosi, ma che invece ha la potenza terribile di uno stigma sociale dal sapore quasi ancestrale.

LO STIGMA - Teresa è una disabile grave perché il morbo ha colpito i nervi periferici causandole lesioni irrimediabili alla vista e agli arti. Nonostante ciò potrebbe comunque trovare un'altra soluzione, ma è lei a non volersene andare. "È terrorizzata dall'idea di essere additata come lebbrosa e non posso biasimarla perché purtroppo c'è ancora tanta ignoranza e troppi pregiudizi, s'immagini cosa accadrebbe se andasse in una Rsa in mezzo ad altri anziani, le reazioni che ci sarebbero. Ma la cosa che teme di più è che lo stesso stigma colpisca la sua famiglia d'origine a cui è legatissima e che non l'ha mai abbandonata. I fratelli e le sorelle sono sempre venuti a trovarla e con i familiari ancora in vita si sente ogni giorno al telefono".

LA FEDE INCROLLABILE - Ma la sua famiglia sono diventati anche i medici e gli infermieri che si occupano di lei. Con loro si confida, scherza, parla di tutto.

"Ha conservato anche gli amici del gruppo di solidarietà che un tempo venivano a visitarla ma oggi sono troppo anziani. Però si sentono al telefono e la cosa incredibile è che nonostante una vita al buio, lontana dal mondo e dagli affetti, spesso è proprio lei a dare forza agli altri, a incoraggiarli".

Uno spirito che le deriva da una fede incrollabile. "È molto devota, prega ogni giorno e tutte le domeniche il cappellano dell'ospedale le porta l'eucarestia. Ci stupisce ogni giorno per la sua bontà e per l'interesse che ha verso il prossimo, per la disponibilità all'ascolto che dimostra sempre. Se la conosceste scoprireste una donna eccezionale".

IL RICORDO DEL MARE - Da poco, a un'infermiera Teresa ha parlato del mare che lei ha visto una sola volta quando era bambina, durante una gita coi fratelli e i genitori. Un ricordo dolcissimo, che nella sua mente è ancora vivido. E chissà quante volte in questi 65 anni ha immaginato l'acqua e le onde, magari respirando l'aria salmastra che in certi giorni di scirocco arriva sino alle finestre del castello che l'ha vista diventare regina e che per tutto questo tempo l'ha protetta dai pregiudizi e dalla paura.

Massimo Ledda

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