Non sanno fare di conto, figuriamoci le percentuali. Eppure appartengono a una tra le specie animali più capaci di autoregolare il proprio andamento demografico - anche se, a dire la verità, lo sono un po' tutte - pur di poter campare tutti bene e non troppo magri.

Se sono tempi di abbondanza i ratti si moltiplicano con grande velocità, se invece c'è carestia si concedono assai meno ai piaceri della riproduzione, allo scopo di contenere la propria popolazione in quantità commisurate al cibo a disposizione. Significa che se il nutrimento disponibile è inferiore e più difficile da trovare, soprattutto per "gente" come il raptus norvegicus (la scienza è sempre più raffinata rispetto alle denominazioni comuni, che in questo caso sarebbe "ratto delle chiaviche"), i ratti sono costretti a fare due cose: abbassare il numero di appartenenti alla singola colonia e uscire di più allo scoperto, cioè dove i loro nemici (gatti e uomini che brandiscono scope) li possono battere. Insomma, alla base di una presenza "fisiologica" oppure di un'invasione di topi da fogna, c'è sempre la quantità di cibo cui possono arrivare.

Che è sempre troppo, e la colpa è tutta nostra: di noi esseri umani.

Una trappola (Foto L. Almiento)
Una trappola (Foto L. Almiento)
Una trappola (Foto L. Almiento)

Chi li combatte per mestiere, sa in ogni periodo se le colonie sono più o meno popolose rispetto al passato, ma un censimento vero e proprio non è mai stato fatto: nemmeno una stima assai approssimativa. Quanti siano i ratti a Cagliari, insomma, rimane un mistero ma dalla Città metropolitana - che si occupa anche delle disinfestazioni attraverso il Servizio Antinsetti e la sua società "in house" Proservice - sono certi di un fatto: "Siamo ben lontani dall'emergenza", scandisce con decisione Nicola Carboni, dirigente del settore Ambiente, "soprattutto se consideriamo che siamo in una città con due diversi compendi lagunari", cioè lo stagno di Molentargius e la laguna di Santa Gilla.

Prevenzione facendo sparire il cibo dalle strade - per riuscirci, la collaborazione dei cittadini è l'arma più importante - e repressione con le esche avvelenate. È solo così che in tutto il mondo si mantengono sotto controllo le colonie di animali pericolosissimi sotto il profilo igienico-sanitario (e nemmeno tanto gradevoli alla vista), ed è così che si fa anche nella Città metropolitana: Cagliari compresa.

Ogni anno, dalla Regione la Proservice riceve un milione e duecentomila euro, per contenere le popolazioni non solo di ratti, ma anche di blatte, zanzare, zecche e insetti nocivi in generale.

Che i ratti per strada siano un po' più visibili, dipende anche dal fatto che la raccolta differenziata con i mastelli - chiusi ed esposti solo negli orari stabiliti - ha reso più difficile trovare cibo, quindi escono un po' più allo scoperto, e di conseguenza li vediamo. "Ma questo non significa affatto", ammonisce Carboni, "che siano di più: gli interventi per evitare il proliferare dei ratti sono molti e di qualità elevata, e dobbiamo anche stare attenti a non esagerare con i veleni: i ratti s'immunizzano, quindi dobbiamo essere efficaci con il minimo di sostanze tossiche possibile".

Nel 2018 i tecnici della Proservice hanno eseguito a Cagliari 3.622 derattizzazioni (10.700 nel totale dei 17 Comuni della Città metropolitana). Non sono ancora chiusi i conti per l'anno scorso, ma pare che gli interventi siano stati leggermente di più.

Ma a tutto c'è un limite: la Proservice, che fa capo a un ente pubblico come la Città metropolitana (che l'ha ereditata dalla Provincia), interviene ovviamente in strade, campi, edifici e spazi pubblici. Poi spetta ai privati fare quello che possono, e in larga parte devono: disinfestare dai ratti le proprietà che fanno capo a loro e, soprattutto, non mettere a loro disposizione cibo di cui nutrirsi. Un discorso che vale soprattutto per le aree private in abbandono, soprattutto cortili, dove sono a dimora alberi da frutto. La mancanza di presenza umana sommata a ciò che cade per terra, invita il raptus norvegicus a prendere direttamente la residenza in questi luoghi abbandonati dai proprietari, e laddove il ratto si trova a suo agio diventa più prolifico.

Un roditore (Foto L.Almiento)
Un roditore (Foto L.Almiento)
Un roditore (Foto L.Almiento)

In nessuna parte del mondo la presenza dei ratti è stata eliminata, per il più semplice dei motivi: non è possibile. L'unica cosa che si può fare è il cosiddetto "contenimento spaziale", e questo risultato si ottiene solo a patto di non essere ospitali con loro. Le buste di immondezza indifferenziata che troppi cagliaritani - evasori della Tari, la tassa sui rifiuti - buttano per strada, nutrono i topi: più i ratti ne trovano, più la loro "vita sessuale" si fa intensa, con le conseguenze che ne derivano.

Ogni angolo trascurato è vita per la colonia di ratti che vive in città, e spesso a favorire la sua crescita - con grande gusto per il paradosso - sono le migliori amiche dei loro peggiori nemici: le gattare.

"L'errore non è certamente portare cibo ai gatti", conferma il dirigente dell'Ambiente, Nicola Carboni, "bensì non pulire il luogo del pasto dopo che hanno finito: è lì che andranno a banchettare i ratti, dopo che i nostri amici felini si saranno saziati. Eseguiamo moltissimi interventi e lo facciamo in tempi molto ridotti", conclude il dirigente della Città metropolitana, "ma una parte del lavoro spetta ai cittadini, ai quali si chiede di non creare le condizioni affinché i ratti ritengano possibile riprodursi maggiormente".

I ratti, insomma, si uccidono con la scopa: non usandola come arma per colpirli, bensì come strumento per tenere pulito. Perché il peggiore nemico del ratto è proprio la pulizia: il gatto è solo secondo in classifica.
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