“Pronto buongiorno. Vorrei scoprire il tradimento di mia moglie". È una delle tante telefonate che Klara Murnau, cagliaritana, riceve ogni giorno nel suo studio di detective privato, a Milano.

Partita dal capoluogo sardo dove è nata 35 anni fa, dopo il diploma all’istituto industriale “Giua” di Pirri, è sbarcata a Roma per l'università. "Ma a Cagliari ho lasciato cugini e tantissimi amici che cerco di rivedere tutti gli anni quando torno in vacanza", dice.

È anche entusiasta di rilasciare un’intervista "al mio giornale", di parlare per la prima volta con un quotidiano sardo: "Mi fa sentire a casa!”.

Ha conseguito una laurea in lingue e fa la detective: come è stato il suo esordio?

"Quasi un caso: a Roma lavoravo in un negozio in piazza di Spagna, poi ho avuto un terribile incidente stradale e durante la convalescenza ho cominciato a frequentare l’agenzia investigativa del padre di una mia amica".

Ed è scoppiata la passione.

"Mi hanno proposto di collaborare, secondo loro avevo tutte le carte in regola".

Quali sono le carte necessarie?

"Dato che non esistono scuole che preparino alla professione, occorrono capacità, curiosità e altre caratteristiche innate".

Da Roma a Milano?

"Prima sono stata in Svizzera, per due anni ho lavorato nell’Intelligence, poi ho fatto uno degli errori più grandi che fanno tante donne: chiusa la storia con un ragazzo, ho mollato tutto e sono venuta a Milano".

A fare cosa?

"Ho incontrato un vecchio amico e collega con cui avevo lavorato a Roma, mi ha coinvolto nella storica agenzia Europol, che esiste da 50 anni, una delle prime tre in Italia, e ho ricominciato".

Aiutata dalla sua avvenenza?

"Parlo 4 lingue, conosco molto bene l’inglese, ho studiato sui manuali di intelligence militari della base americana in cui lavorava mio padre, mi occupo di strategia investigativa, indago, risolvo casi".

Cosa le chiedono i clienti?

"Per il 60 per cento vogliono verificare l'infedeltà del coniuge, avere elementi per la richiesta degli assegni di mantenimento dopo divorzi, avere informazioni dopo l’affido dei figli minori al coniuge divorziato e molto altro".

Il restante 40?

"Investigazione pura, controllo di brevetti, spionaggio industriale, informazioni su chi effettua transazioni finanziarie all’estero o società off-shore; tutto quello che si vede nei film togliendo gli effetti speciali".

La interpellano più uomini o più donne?

"Entrambi, soprattutto molti padri che vivono situazioni disperate".

Clienti famosi?

"Sì, ma non posso parlarne".

Anche italiani?

"Italiani ed esteri: ho lavorato in Africa, per esempio".

E in Sardegna?

"Anche, soprattutto in ambito privato: su 10 casi, 6 riguardavano il controllo relativo a minori, in particolare nelle province di Sassari e Nuoro".

A chi si ispira per il suo mestiere?

"A nessuno. Sono io e basta. Con quella che chiamo la mia missione, ossia aiutare le persone, tutelare la verità, in Italia non esistono figure investigative come la mia".

In tv non la si vede, al contrario di altre belle come la criminologa Bruzzone.

"Come no? Sono stata in una nota trasmissione Rai per parlare del caso Pistorius, per dirne una, e su una tv olandese dove mi chiedevano come sono gli uomini italiani e se sono inclini al tradimento".

Fin dove è disposta a spingersi per ottenere un’informazione?

"Nelle investigazioni classiche giro video, scatto foto fino al limite consentito dalla legge sulla privacy; nell’ambito dell’intelligence ci sono invece apposite tecniche, appostamenti e travestimenti".

E a livello personale?

"Ho fatto credere a qualcuno di poterci andare a letto, ma non è mai successo perché separo sempre il lavoro dalla mia vita privata".

Lei non è una che passa inosservata: è una tecnica?

"In realtà non ci ho mai pensato, ma me lo dicono in molti. Sto attenta al look, vesto in modo curato, certo non sono anonima, così come non vado in giro con le tette di fuori, ma non sono da Wow, e nemmeno l’ultimo dei cessi".

Un consiglio per chi ha un tradimento da nascondere?

"Mettere tutto in piazza, fare tutto apertamente, perché quando si comincia a fare le cose a insaputa dell’altro, come mettere codici sui cellulari o creare profili social di copertura, è inevitabile che nascano sospetti".

Un sogno nel cassetto?

"Girare un film a Hollywood, ma solo ad alto livello. Infatti nessuno mi ha ancora chiamata... Poi vorrei vincere il Nobel".

Per...?

"Non lo so, ma me lo merito. Con il mazzo che mi sono fatta...".
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